Regia di Jack Henry Robbins vedi scheda film
Lo sgangherato videotape di un dodicenne alle prese con la sua prima videocamera, fra riprese casalinghe e registrazioni di programmi tv.
Jack Henry Robbins, classe 1989, è figlio di Susan Sarandon – che compare in un cameo in questo film – e Tim Robbins: è facile intuire la sua dimestichezza con i mezzi cinematografici fin da piccolo; questo VHYes è una sorta di omaggio all’era delle videocassette e della prima larga diffusione delle riprese casalinghe, che però il regista deve avere appena sfiorato data la giovane età. Un lavoro eccellente nella scrittura (al copione collaborano con Robbins Nunzio Randazzo e Nate Gold) e dalla resa estetica assolutamente impeccabile, costruito sulla falsariga di un videotape amatoriale e ‘riciclato’, tanto è vero che qua e là ricompaiono inserti del film del matrimonio dei genitori del protagonista, sulla cui videocassetta sta registrando. Alcune idee provengono da precedenti cortometraggi di Robbins come Hot Winter: a film by Dick Pierre (2016) e Painting with Joan (2017), ma è del tutto originale l’impianto della trama – quella di fondo, insomma: quella del ragazzino che scherza in casa con i genitori e, insieme all’amico Josh, va a cacciarsi in un pre-finale inaspettatamente horror molto ben riuscito. La conclusione metacinematografica – un tocco di serietà dopo una tonnellata di facezie – è forse un po’ scontata, ma messa in scena con gusto e in maniera incisiva. Un’ora e un quarto di durata in tutto. 8/10.
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