Regia di Francesco Amato vedi scheda film
Sono un insensibile.
Un insensibile che tuttavia riesce (ancora) a provare un sentimento di imbarazzo....
O qualcosa di simile, che mi incoraggi a descrivere sommariamente quella situazione di impasse, ma anche il fastidio - senza mezzi termini - che mi ha colto ripetutamente nel sottopormi alla visione di questo ultimo lavoro di Francesco Amato.
Un film che trae spunto da una drammaticissima storia di vita (e di morte) realmente occorsa, che ha unito e separato troppo presto una madre ed una figlia, unite tuttavia da un gesto (anzi 18 singole iniziative), con cui la genitrice ha mirabilmente e assai strategicamente inteso restare concretamente presente nei pensieri e nel vivere quotidiano della propria figlia.
Non contenti di trasporre questa drammatica vicenda di cronaca, già di per se stessa rischiosa e piena di insidie, gli sceneggiatori hanno escogitato una sorta di escamotage temporale: una sorta di "Ritorno al futuro" attraverso cui madre e figlia, nel giorno esatto della notizia nefasta del male che affligge la donna - che corrisponde chissà perché al diciottesimo compleanno della ragazza (c'è qualcosa che non torna o mi sbaglio io?... ma tranquilli, i problemi sono ben altri...) si incontrano ed affrontano attraverso una galleria-utero che le collega tramite un assurdo temporale...
Un "Sogno della galleria", si potrebbe dire, citando - da persone insensibili - il bel brano vieppiu' dimenticato del bravo cantautore Franco Simone di inizi anni '80 (sarebbe stato geniale, oltre che sinistramente opportuno, avercelo inserito...).
Cercando di ritrovare la calma, mi soffermo sui contorni, ma la situazione non fa che peggiorare. Per cercare la plausibilita' in una vicenda a dir poco fantascientifica, intervengono gli scenografi geniali, che decidono di ambientare la drammatica vicenda in un posto qualsiasi, come tanti altri.... quale è per l'appunto il Villaggio operaio di Crespi d'Adda, cosi ordinario da meritarsi di essere annoverato come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Bene, una tattica che non fa una grinza, fino a quando almeno non ci aggiungiamo giardinetti fioriti a puntino che paiono un tripudio a metà strada tra i giardini di Versailles in miniatura, e un set in cartapesta trafugato dalle quinte di Desperate Housewives.
Ma esisterà uno scenografo-uno, che abbia mai avuto un orticello? Un giardino? Un'aiuola..... anche solo un terrazzo?? Se andassimo a veder bene, a fare i pignoli inutilmente incalliti, oltre che insensibili, forse in quel tripudio floreale inverosimile, manco appaiono plausibili certi accostamenti di fioriture, incompatibili per stagionalità.
Mi fermo qui, che forse è meglio.
Rispetto, ovviamente, gli amici del sito e chiunque altro sia riuscito a commuoversi e/o a provare compatibilità con questa operazione indubbiamente temeraria, ma a mio avviso completamente fuori controllo. Ah, gli interpreti: grande, grandissimo Marco Messeri, e inoltre Sara Lazzaro, nel ruolo più vitale e onesto di tutta l'operazione. I loro, sono di certo qualcosa di più che due semplici ruoli di contorno.
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