Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
" Sussurri e grida mi ha aiutato a tollerare l'intollerabile,
a vedere l'invisibile,
a guardare negli occhi l'assurdo e l'ignobile.
Bergman diceva che tutto il suo cinema poteva essere pensato in bianco e nero tranne Sussurri e grida: da allora mi sono sempre portato dentro, e dietro, quei bianchi e quegli ocra, quei rossi e quei vermigli, e quelle luci d'autunno, e quelle ombre improvvise, e quei neri totali. Non ho più visto Sussurri e grida, da allora, fino al giorno della morte di Bergman. Alla notizia della sua scomparsa, ho sentito il bisogno impellente di staccare tutto, di interrompere ogni contatto con il mondo, di rifugiarmi nella zona più intima di me e della mia memoria e di rivedere il film che mi aveva aiutato a sopportare la morte di mia madre, e che mi aveva mostrato l'assurda ferocia di quella morte, e di tutte le morti." ( Gianni Canova )
Capolavoro di geometrica bellezza dove l'animo femminile sovrasta quello maschile sia nella vita che nella morte. Amore e cinismo si susseguono nel film così da dividerlo tra la speranza e la ferocia. Da una parte la fede di Anna e Agnese e dall'altra l'indifferenza di Karin e Maria. Per le prime aver conosciuto la morte significa aver fiducia nella vita, per le seconde aver sperimentato la vita borghese significa non accettare l'idea stessa della morte come un nuovo inizio. Il grande protagonista dell'opera è il tempo sempre presente come rumore ticchettio quasi ininterrotto che scandisce ma non può avere per tutti lo stesso valore. Il tempo per chi sta morendo e per chi crede perde significato l'importante è dare e ricevere amore soprattutto quando la vita ti ha fatto conoscere da vicino la tragedia. Il tempo per chi vive e non crede ha valore regressivo, la vita delle due sorelle è piena di nevrosi e di paure che i loro matrimoni borghesi non possono che amplificare. La ricerca della trasgressione o della violenza sessuale non sono altro che la reazione a questo vuoto che alla fine non può che essere eccessiva, così come tardiva appare la tentata riconciliazione poco convinta in entrambe. Il tempo inteso come ricordo del passato può essere piacevole solo per chi sa affrontare il presente sa accettare la propria soffernza con dignità. Bergman guarda in faccia la vita e la morte e aldilà delle personali convinzioni religiose, il rapporto tra fede e tempo non sarà mai più così colorato, suonato e parlato con la stessa poetica violenza e con la stessa corrispondenza tra forma e sostanza.
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