Regia di Kitty Green vedi scheda film
In questo film di Kitty Green la giornata routinaria di Jane (Julia Garner) - una impiegata fresca di studi - diventa una specie di horror dove non vi sono mostri né scene di sangue, in quanto a spaventare è la realtà stessa, una realtà banale e proprio per questo così inquietante. Da mani a sera vendiamo Jane lavorare in stanze cupe, quasi buie, svolgere compiti umili rispetto al suo livello di istruzione - come fare fotocopie, preparare frullati e rispondere al telefono - il tutto dentro una solitudine agghiacciante, una sorta di bolla esistenziale in cui non sembra entrare nemmeno un raggio di luce.
Jane ha a che fare con colleghi che la trattano con cortese sufficienza, e soprattutto con il capo - un produttore cinematografico - il quale approfitta del suo ruolo per molestare le donne che lavorano per lui. Jane avrà un crollo emotivo quando vedrà una nuova collega carina che appena arrivata minaccia già di scavalcarla, ma quando cercherà conforto e aiuto rivolgendosi al personale scoprirà ovviamente che è tutto inutile: dentro l’azienda vige un silenzio omertoso su quello che accade e chi non si adatta dovrà subirne le conseguenze. Ispirandosi dunque al caso Weinstain, il film sembra comunque avere un respiro più ampio, nel mostrare quanto alienante può diventare il mondo lavorativo, soprattutto per le donne, e comunque per le ultime ruote del carro, per le persone che non hanno potere e la possibilità di esercitarlo.
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