Regia di Michael Anderson vedi scheda film
Nel 1921, in Irlanda, durante la guerra d'indipendenza, lo studente americano Kerry O'Shea (Don Murray), dopo diverse peripezie, si unisce alle forze ribelli dell'IRA per combattere le "Giubbe Nere".
Un dramma bellico indubbiamente efficace dal punto di vista spettacolare, ma forse un po' troppo carente a livello contenutistico, dal momento che rilegge in maniera piuttosto superficiale e semplicistica un evento importante come quello della ribellione in Irlanda. Infatti la sceneggiatura, più che sulle dinamiche politiche e sul contesto storico (che rimane appena accennato), si concentra sull'azione vera e propria, creando un significativo squilibrio che inficia il risultato finale della pellicola.
Comunque, dal punto di vista tecnico, il film è girato in maniera ammirevole: il regista britannico Michael Anderson sfoggia tutta la sua abilità, adottando soluzioni di regia innovative, angolazioni di ripresa inusuali e servendosi al meglio della limpida fotografia di Erwin Hillier, che risalta particolarmente nelle scene ambientate in esterni. Ma la cosa migliore resta comunque il cast: abbiamo un coriaceo e sanguigno James Cagney alle prese con un personaggio apparentemente positivo, ma che nell'ultima parte del film assume una connotazione addirittura negativa (a dire il vero è uno sviluppo che gli sceneggiatori avrebbero potuto rendere meglio o comunque in maniera un po' meno posticcia), una buona prova di Don Murray (condizionato però da un ruolo convenzionale) e di Glynis Johns, le comparsate di Michael Redgrave, che impersona il capo delle forze dell'IRA, e soprattutto del quasi esordiente Richard Harris, nella parte del focoso Terence O'Brien. Ma non bisogna nemmeno dimenticare il valido apporto dato da una serie di ottimi caratteristi tra i quali Cyril Cusack e Niall MacGinnis.
In ultima analisi possiamo considerare "Il fronte della violenza" un buon prodotto, certo imperfetto e riuscito solo in parte, ma comunque godibilissimo e meritevole di una riscoperta.
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