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Baci e abbracci

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Baci e abbracci

di Baliverna
7 stelle

Il caos e il disordine che c'è spesso nei film di Virzì alla fine prendono un vago ordine e un qualche senso.

I non molti film di Virzì che ho visto hanno tutti in comune azione e dialoghi concitati e frenetici. In questo caso, veniamo proprio trascinati fin da subito in un turbine, una centrifuga di personaggi, chiacchiere, agitazione, spostamenti, preparativi, equivoci. In qualche momento questo turbine, questa tempesta, mi sembra finanche eccessiva.

Tuttavia – devo dire – il regista sa condurre il gioco a dovere e la quadriglia di cavalli scalpitanti non gli sfugge mai di mano.

Un'altra caratteristica di questo ed altri film del regista toscano è il pessimismo strisciante e ridente, che però non cede al cinismo. Qui sembra che egli giochi al rasentare la tragedia, la farsa, ma quando sembra precipitarvi, punta i piedi e recupera una certe fede nella vita e nelle persone, che sembrava perduta. La fede cristiana però, quella sì, è perduta, e fa capolino nel film con cascami iconografici beffardi: la Sacra Famiglia che sembra apparire nella notte di Natale; sono però figuranti, guitti, attori improvvisati di una svogliata recita parrocchiale.

A momenti, trapela un sincero dolore, nascosto sotto le vestigia della commedia, come quando il padre separato fa incursione la mattina presto dalla sua famiglia. È l'episodio che mi è piaciuto di più, perché dice molto di serio con il linguaggio di un'apparente comicità.

I numerosi attori sono affiatati tra loro, e fanno emergere un genuino e popolaresco essere toscani. Ho delle perplessità, tuttavia, su degli eccessi caricaturali che a tratti essi assumono, come la donna che è arrivata all'aeroporto e parla al cellulare. In generale, quando gli attori debordano sopra il rigo e fanno le caricature io storco sempre il naso. Bravi, al contrario, ho trovato il moro capo dell'allevamento, e la rossa sentimentale (scusate, ma non ricordo i nomi).

Altre due piccole osservazioni al film. Gli Snaporaz – che non sono il mio genere, ma non è questo il punto – cantano un po' stonati quando improvvisano una cantata con la chitarra. Inoltre, mi sarebbe piaciuto da parte di Virzì un briciolo di senso del paesaggio e degli ambienti, che mi sembra manchi del tutto. Essi vengono insomma assai poco inquadrati, e solo incidentalmente.

Che dire, non è uno di quei film che amo, ma l'ho guardato volentieri e si può dire abbia una sua dignità. E Virzì, con i suoi difetti, è uno dei pochi autori del cinema italiano contemporaneo.

 

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