Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Il film alterna vicende in cui un gruppo di persone si finge disabile, per una strana concezione filosofica in merito alla società contemporanea, ed altre in cui gli stessi protagonisti vengono intervistati da un interlocutore misterioso.
Un paio d’ore di macchina a mano, dialoghi monocordi e lenti, assenza di musica, con una confezione estetica tutt’altro che accattivante (fotografia, scenografie, costumi del tutto trascurati). Ma d’altronde siamo nel primo film di Von Trier asservito a quella meteora tanto inutile quanto discutibile che va sotto il nome di Dogma ’95. Sfugge il senso dell’operazione: non un documentario, dato che c’è una sceneggiatura scritta a tavolino, nella fattispecie il film avrebbe potuto mostrare il modus reale con cui si gestisce il rapporto con i disabili; eppure il film mostra un’ostentata tecnica di ripresa, delle regole ferree, al di là delle quali non c’è nulla di valido né di interessante (se non l’idea di fondo tuttavia mal sfruttata). Arrivare alla fine è un continuo stropicciamento d’occhi, anche a causa di un doppiaggio italiano al limite dell’indecoroso.
Prodotto noioso, insensato, intellettualoide e per nulla interessante, somigliante ad un filmino amatoriale su una setta di idioti (non nel senso di disabili mentali). Altro che essenza del cinema, questo film ne è la negazione.
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