Regia di Alberto De Martino vedi scheda film
Sulla scia dell'amplissimo successo de "Il padrino",fioccarono,al solito, imitazioni ed epigoni vari, come usava fare all'epoca non appena un film realizzava incassi forti:questa coproduzione italo-spagnola spadella una trama che ripropone stralci del romanzo di Puzo e del film di Coppola con dialoghi alquanto banali e una scansione dei fatti prevedibilissima,tra esecuzioni mafiose,sparatorie, e patti di sangue tra complici. Tomas Milian scimmiotta Al Pacino che si tramuta in un gangster sveglio e pronto all'assassinio,mentre Martin Balsam fa il criminale vecchio stampo,spietato con i nemici, ma generoso con gli alleati.Tra battute di un certo effetto sconcertante (alle offerte di una maitresse affettuosa,Balsam si nega teneramente dicendo "La minchia non vuole pensieri!", e Dagmar Lassander,in un empito d'amore a Milian dice "All'amore non importa se ti chiami Macaluso") e regolamenti di conti efferati, si giunge ad un finale di quelli in cui si vuol mandare a casa il pubblico cercando pure di fargli versare una lacrimuccia sul povero mafioso di buon cuore che ha perso le persone care e ha la malinconia nel cuore. Imperversato da una musica più adatta ad un fotoromanzo in celluloide di un Riz Ortolani al suo peggio, il film si chiude su un Martin Balsam che si allontana triste su una strada di campagna tutto solo.Anche a livello di strategia (ma come,nemmeno una guardia del corpo?) il film non racconta niente di accettabilmente plausibile.
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