Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
Film sicuramente pregevole del grande cineasta indiano, che rappresenta un mondo a noi lontano, e più culturalmente che cronologicamente; il ritmo è piuttosto lento, ma l'atmosfera è coinvolgente, la regia ispirata e ricca di poesia, anche con il senso dei particolari, soprattutto dal momento in cui la vicenda sfocia nel dramma quando il protagonista perde moglie e figlio; l'aspetto che più resta impresso della regia è comunque l'uso continuativo (e geniale) degli specchi, che vengono utilizzati per creare vari effetti (e in questo il regista anticipa quella che sarà una caratteristica di Fassbinder!); l'argomento che resta comunque principale è, oltre che la musica (forse la vera protagonista del film) e il potere che da essa scaturisce, il senso dell'orgoglio (di casta e non) e della superiorità, in questo caso aquisiti anche per merito del proprio rango, e che non dovrebbero mai venire meno; ciò è evidente soprattutto nella parte finale del film, che a mio giudizio è davvero magistrale!! Nello "scontro" sottile tra il protagonista e il suo "antagonista", cioè l'arricchito volgare che vorrebbe sopraffarlo, si materializza uno scontro non solo generazionale, ma soprattutto quello tra la grande e nobile tradizione del passato (che, da come si deduce dal finale, è destinata nel tempo a soccombere) e la modernità che la travolge e la distrugge, soprattutto in un'epoca, quella qui descritta, che rappresentava ormai il "confine", il passaggio (come avveniva in certi tardi e più realistici western...)
Riassumendo, un film sicuramente raro ma consigliabile a tutti coloro che amano un cinema un pò più "impegnato" e insolito, oppure di ambientazione esotica (le musiche sono di genere veramente "lontano" dalle nostre, proprio perchè autentiche, e affascinanti anche proprio per questo).
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