Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
Nel mio breve excursus sul grandissimo cineasta bengalese S. Ray, mi sembrava essenziale soffermarmi anche su questo film, che, come altri dello stesso regista, è stato mandato in onda un pò di tempo fa da Enrico Ghezzi su Fuoriorario. Nel suo Castoro su Luchino Visconti, Alessandro Bencivenni lo paragona al Gattopardo, poichè in entrambi i film vi è la figura di un aristocratico che deve affrontare il cambiamento dei tempi e il fallimento degli ideali della propria classe sociale di appartenenza. A dire il vero, la sensibilità registica di Ray era piuttosto lontana da quella di Visconti, poichè in un saggio sul cinema italiano dal titolo "Some italian films I've seen", il regista indiano stronca pesantemente La terra trema, definendolo "una noia infinita, un colossale abbaglio estetico e una monumentale confusione di stili". Ray si poneva sulla linea di De Sica e di Ladri di biciclette, rifiutando il neorealismo ibrido di Visconti, che, a suo parere, mischiava il verismo dell'ambientazione con un comportamento dei personaggi artificioso e stilizzato, simile a quello che si poteva riscontrare in un balletto (io non condivido assolutamente queste osservazioni e rimando alla mia recensione sulla Terra trema). Tornando al film in questione, è la storia di questo aristocratico andato in rovina che si ricorda del tempo in cui organizzava feste e concerti nel suo magnifico palazzo e decide di chiamare una ballerina professionista per un'ultima, splendida esibizione. La messa in scena di Ray è come al solito elegante e di grande ricchezza, con l'obiettivo puntato quasi costantemente sulla figura centrale, interpretata dal bravo Chabi Biswas, un nobile dai tratti decadenti che è descritto con un misto di satira pungente e di nascosta ammirazione nel suo rifiuto della realtà e nell'idealizzazione dell'arte. I flashback in cui sono descritti i rapporti con la moglie e il figlio prima della loro morte in una tragedia sono di grande intensità; le sequenze musicali con la ballerina Krishna Bai sono affascinanti, per quanto forse un pò lunghe per i canoni occidentali. Come negli altri film di Ray recensiti, importante lo sfondo di un'India in mutazione, con l'ascesa di una nuova borghesia spesso arrivista. Grande film, opera che attesta la maturità artistica dell'autore e il suo straordinario controllo degli elementi stilistici e compositivi della pellicola, é uno dei suoi vertici nonostante sia soltanto il quarto film da lui diretto.
Voto 10/10
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