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The Wanderers - I nuovi guerrieri

Regia di Philip Kaufman vedi scheda film

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La recensione su The Wanderers - I nuovi guerrieri

di YellowBastard
7 stelle

L’omonimo romanzo di Richard Price, pubblicato nel 1974, è un racconto di formazione tra machismo sfrontato e fratellanza goliardica ambientata agli inizì degli anni’60 in una grande città come New York, in un crescendo di tensioni, sociali ma anche razziali, che a un certo punto non si poteva più fingere di ignorare, decretando la fine dell’innocenza (e dei bagordi) e l’ingresso nella fase adulta (e delle responsabilità) di una banda di ragazzi italo-americani originari del Bronx.

 

Pink Smoke Podcast: The Wanderers

La banda dei The Wanderers... ovvero la sindrome di Peter Pan.

 

Divenne invece un film, prodotto dalla Warner Bross., nell’estate del 1979 a cui lo stesso Price collaborò alla sceneggiatura insieme al regista, Philip Kaufaman, e alla di lui moglie, Rose Kaufman, creando una saga aneddotica, tesa e divertente allo stesso tempo, che non ha mai trovato fin dal suo esordio il pubblico che, forse, avrebbe meritato, bruciato sul tempo probabilmente dal successo de I Guerrieri della Notte (The Warriors) di Walter Hill, a cui lo stesso sottotitolo italiano cerca goffamente di ammiccare costruendovi un parallelo in realtà inesistente e, nel farlo, recando un’ingiustizia proprio a The Wanderers che con la pellicola di Hill non ha proprio niente da spartire.   

 

Senza grandi attori di richiamo tra i protagonista (e nemmeno un attore italoamericano a interpretarli) la pellicola dei Kaufman è uno strambo, agrodolce amarcord sugli anni sessanta in cui convergono, anche goffamente, diverse ispirazioni, qualcosa da American Graffiti (pur essendo in parte un suo contraltare meno nostalgico e più cinico), qualche traccia dal Mean Street di Scorsese, qualcosa (ovviamente) anche da The Warriors, tipo nell’iconografia delle bande e nell’ambientazione per le strade di New York, ma anche una certa ironia e divertimento che ritornerà, ma molto più greve e pesante, nel Porky’s di qualche anno più tardi, ereditandone anche uno dei protagonista.

 

The Wanderers (Director's Cut)

I sogni e l'ingenuità giovanile vs. l'omologazione e la spersonalizzazione del mondo degli adulti.

 

Non tutto funziona però a dovere e il prodotto finale risulta un ibrido che forse accontenta e scontenta un pò tutti, creando un nuovo tipo di fantasy urbano (e che in parte ritornerà anche in Strade di Fuoco, sempre di Hill) molto All American Way tra bande italiane, afro-americane e cinesi che si uniscono contro un nemico comune (i Ducky Boys, stranamente una banda di irlandese simil zombie) e che festeggiano la ritrovata (e provvisoria) unione cantando insieme l’immortale Hit di Dian Dimucci.

 

Una micro-comunità che cresce insieme ma che, alla fine, si separa per il diverso retaggio culturale (e razziale) che li ha sempre distinti e che inevitabilmente li condiziona sia nel bene e nel male, che Kaufman evidenzia ma con ironia e un’indulgenza comica venata da una certa analisi psicologica ma evitando, per fortuna, troppi schematismi mentali anche grazie a personaggi da subito ben delineati e ottimamente interpretati da un cast di semi sconosciuti (Ken Whal, Tony Gannios, John Friedrich, Karen Allen, Toni Kalen, Alan Rosenberg, Linda Mantz, Erland van Lidth), affascinati da un’immaginario maschile incarnato da John Wayne ma ancora soltanto ragazzi spaventati dalle responsabilità e da un mondo, quello degli adulti, il cui approdo cercano inutilmente di rimandare il più a lungo possibile.

 

Oh well I'm the type of guy who will never settle down
Where pretty girls are well, you know that I'm around
I kiss 'em and I love 'em 'cause to me they're all the same
I hug 'em and I squeeze 'em they don't even know my name
They call me the wanderer, yeah the wanderer
I roam around around around..

 

The Wanderers - Trailer (1979) - YouTube

 

VOTO: 7

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