Regia di Mauro Mancini vedi scheda film
L’opera prima di Mario Mancini prende spunto da un fatto di cronaca vera ricamandoci poi attorno con discreta fantasia. Nel film un chirurgo ebreo assiste ad un incidente stradale, scopre però che la vittima ha dei tatuaggi nazisti sul corpo e d’istinto, lo lascia morire dissanguato. Assalito successivamente dai sensi di colpa tenterà di aiutare i tre figli del neonazista morto, assumendo la figlia a servizio ma contro il volere del fratello di lei, nazistello anche lui. Di buon livello solo la recitazione di Alessandro Gassman alle prese con i tormenti interiori, un rapporto conflittuale col padre scomparso, reduce dai campi di concentramento e che ha lasciato nel figlio, nonostante chirurgo e dedito a salvare vite umane, questo odio sommerso verso le recrudescenze di stampo nazista. L’incipit, che vuole essere ardita e strampalata metafora, dove il padre del nostro chirurgo piccino costringe il figlio a scegliere un solo gattino da far sopravvivere affogando il resto della nidiata vorrebbe forse, secondo il regista, esemplificare che arriverà sempre il momento una scelta da fare tra il giusto e lo sbagliato, ma il seguito del film mette in risalto che alla fine si sbaglia comunque: la storia e il caso porteranno il nostro chirurgo a rimediare all’errore iniziale, salvando la vita proprio al figlio della vittima, oltretutto con una trasfusione del proprio sangue, massimo segno di “fusione” vitale, anche se in parte dovuto al legame affettuoso instaurato nel frattempo con la sorella, e che porterà anche a non denunciarlo, nonostante protagonista di un omicidio ai danni di un altro nazi che ricattava la famiglia. Quindi assistiamo ad errori e redenzioni, intrecci e autoanalisi, molta carne al fuoco da parte di Mancini, e anche molto minimalismo (i ragni in sala operatoria, i bottoni che tracimano dalla vasca della casa del padre), Gassman lo vedremo alla fine di nuovo in riva al lago col cappotto ed il cane del padre, che inizialmente non sopportava, come una paradossale ma logica prosecuzione genetica di un dna che, inevitabilmente, veicola dolori e storture inestirpabili.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta