Regia di Mauro Mancini vedi scheda film
Esordio dai nobilissimi intenti per Mancini, che tuttavia firma un film didascalico e prevedibile in ogni dettaglio, a partire dal titolo. Il regista imbastisce un racconto che indugia moltissimo su un minimalismo che sembra essere la sua unica cifra stilistica, sostenuta dall’intensa prova di Gassmann e dalla musiche di Pivio e Aldo De Scalzi.
Un padre di famiglia muore in un incidente stradale causato da un pirata della strada. Passato lì per caso, Simone Segre (Gassmann), un affermato chirurgo ebreo di Trieste, prova a soccorrerlo, ma quando scorge il tatuaggio con la svastica sulla pelle dell'uomo ci ripensa. Divorato dai sensi di colpa per avere lasciato senza genitore tre ragazzi, Segre decide di assumere come domestica la figlia del defunto (Serraiocco) per aiutarla a sbarcare il lunario. Ma il fratello della ragazza (Zunic), che ha ereditato le idee del padre, non vuole saperne che la sorella lavori per un ebreo.
Esordio dai nobilissimi intenti per Mauro Mancini, che tuttavia firma un film che è didascalico e prevedibile in ogni dettaglio, a partire dal titolo. Traendo spunto da un fatto di cronaca avvenuto in Germania, il regista imbastisce un racconto che indugia moltissimo su un minimalismo che sembra essere la sua unica cifra stilistica, sostenuta tuttavia dall'intensa prova di Alessandro Gassmann e dalla musiche - sempre indovinate - di Pivio e Aldo De Scalzi.
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