Regia di Woody Allen vedi scheda film
Un giornalista sottaniere (Branagh) che bazzica il jet set della televisione, della moda e del cinema pianta in asso sua moglie (Davis) - che nel frattempo ingaggia una relazione con un produttore televisivo (Mantegna) - per addentrarsi in avventure accidentatissime con una modella da sturbo (Theron) e un paio d'attrici in ascesa. Nel frattempo, l'uomo sta faticosamente tentando di concludere il suo nuovo romanzo.
Sembra un film di Altman con frecciate al curaro nei confronti del mondo delle celebrità. E ce n'è per tutti: i giornalisti, i media, la religione, le rockstar, i chirurghi plastici e, ovviamente, gli intellettuali. Fotografato col il raffinato bianco e nero di Sven Nykvist, si tratta di uno dei film più affollati, veloci e tachilalici di Allen, il quale consegna a Kenneth Branagh il suo alter ego di imbranato opportunista in un mondo popolato da squali, nevrotici (insuperabile il siparietto di un giovane DiCaprio), depressi, tossici. Ma è anche il film più sensuale del regista newyorchese, con un paio di scene ad alto tasso erotico che trovano Charlize Theron e Melanie Griffith come protagoniste. Ma il pezzo migliore spetta a Judy Davis, docente abbandonata e poi diventata una star del giornalismo televisivo. Quando va a lezioni di fellatio con l'intento di fare felice il suo nuovo compagno, la sua insegnante le domanda, preliminarmente: "A cosa pensi quando lo fai?". E lei: "Alla crocifissione".
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