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Un altro giro

Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film

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La recensione su Un altro giro

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: UN ALTRO GIRO

 

Quanto è bello il contrasto che esiste tra il titolo originale e quello italiano dell’ultimo premio Oscar come Migliore film straniero.

 

Perché credo contenga le due chiavi di lettura che il regista Thomas Vinterberg abbia voluto dare al suo film.

 

Da una parte il più diretto Druk (Ubriaco) che fa da contraltare al percorso che “un altro giro” di bevute possa essere importante nell’evoluzione dei protagonisti.

 

Un film che si apre con il giro del lago, un gioco goliardico che gli studenti danesi intraprendono fatto di consumo smodato di alcool che trovano nella loro strada con relativo sballo e vomitate varie.

 

Un tema quello dell’alcolismo in età giovanile in Danimarca che sta tanto caro al regista, che ha avuto la sua figlia diciottenne come consulente personale, purtroppo la stessa (che doveva interpretare la figlia del protagonista) è morta per incidente dopo pochi giorni dall’inizio delle riprese e Vinterberg ha virato il film come un autentico inno alla vita dedicando il premio Oscar proprio a lei.

 

Protagonisti 4 professori del liceo in profonda crisi professionale, personale e familiare.

 

Martin insegnante di Storia è totalmente apatico e insensibile ad un matrimonio che sta naufragando e un lavoro che lo sta delegittimando.

 

Peter insegnante di musica in balia di storie d’amore senza senso e forse anche la sua vita è senza senso.

 

Thomas insegnante di Educazione Fisica in piena depressione si sta trasformando come il suo cane. Paralizzato agli eventi della vita.

 

Nikolaj insegnante di Psicologia totalmente immobilizzato nelle sabbie mobili di un matrimonio con tre figli, moglie esigente e tanta infelicità.

 

La sera del quarantesimo compleanno di quest’ultimo i 4 amici decidono di mettere in pratica la teoria di uno psichiatra norvegese, il quale sostiene che ogni persona ha un deficit alcolico dell’ 0,05% nel sangue e se ognuno si impegnasse per colmarlo la produttività e la relativa felicità ne troverebbero immediato giovamento.

 

Così inizia questo esperimento che si basa su 2 punti fondamentali: raggiungere lo 0,05% e mai bere dopo le 20.

 

Dopo gli effettivi benefici iniziali i 4 decidono di alzare piano piano la soglia dell’Altro Giro per capire qual è la linea di confine e di performance che ognuno di loro può arrivare.

 

Martin ritrova la passione perduta sia con la moglie che per l’insegnamento (bellissima la scena dove contrappone i bevitori Churchill e Roosevelt al salutista e ligio al dovere Hitler)

 

Peter incoraggia uno studente a superare le paure per gli esami che lo bloccarono l’anno prima.

 

Thomas porta addirittura la squadra di calcio della scuola ad una vittoria insperata

 

Purtroppo, la felicità è un dono che solo parzialmente l’alcol ci permette di raggiungere e l’oltrepassare il baratro dei propri demoni entrando nella strada dell’alcolismo è un attimo.

 

L’abilità di Thomas Vinterberg e di conseguenza la bellezza del film sta nel portare lo spettatore dentro questo percorso etilico, il bere visto come un facilitatore della gioia di vivere. Un’ebrezza che ti permette di guardare in faccia le proprie sconfitte e debolezze e allo stesso tempo di trovare il coraggio di porre il rimedio ai propri errori.

 

La scelta del titolo originale “Druk” indica il limite massimo dove arrivare, perché la vita è fatta di piaceri e sapori e va decantata, degustata e centellinata a piccoli sorsi. Altrimenti…..

 

E tutti alla fine vorremmo avere la forza di Mads Mikkelsen di ricominciare attraverso un ballo liberatorio e sregolato che fa trasparire un autentico inno alla vita.

 

Perché “Un altro giro” ce lo meritiamo tutti.

 

 

Voto 8

 

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