Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Quattro amici, tutti insegnanti in una scuola superiore, stimolati dall'idea dello psichiatra Finn Skårderud secondo il quale un costante tasso alcolico dello 0,5 per mille aiuterebbe le relazioni e la performatività, decidono di tentare una sorta di programma. Dapprima i risultati sono esaltanti, ma quando i quattro si lasciano prendere la mano la situazione sfugge al loro controllo, con effetti assai spiacevoli.
Lungi dall'essere un'apologia dell'alcolismo, il film di Vinterberg racconta, senza alcuna ipocrisia, la complessità di una condizione esistenziale che debba fare i conti con i fallimenti della propria vita nonché il rapporto tra arte e droghe. In filigrana si legge chiaramente la filosofia esistenzialista di Kierkegaard, che sullo schermo viene restituita in tutta la sua articolazione, nel pendolare continuo dei quattro protagonisti tra euforia e depressione. La regia enfatizza il tutto con un racconto che non ha flessioni, interamente girato con la macchina a spalla e servito da un cast di ottimi attori. Se Un altro giro non è un capolavoro, è solo perché gli è mancata l'incisività di una posizione più coraggiosa e radicale su un tema di straordinario interesse.
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