Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Quattro amici sulla cinquantina, insegnanti scolastici, decidono di ravvivare le loro ingrigite esistenze con un particolare stratagemma: dovranno mantenere un minimo tasso alcolico costante ogni giorno lavorativo, fino alle 20. In un primo momento tutto cambia incredibilmente in meglio, eppure…
Druk (molto meglio il titolo originale: ‘ubriacarsi’, del nostro scioccherello e fuorviante Un altro giro) non è certamente un film apertamente critico nei confronti dell’alcol, ma allo stesso modo non si tratta di un’opera nettamente a favore di esso, anzi: in pratica è un lavoro dalla non semplice pretesa di parlare di uno spinoso argomento sotto agli occhi di tutti – quantomeno nel mondo occidentale – eppure coscientemente rimosso, tessendone le lodi e dichiarandone le problematiche, esaminandolo insomma in tutti i suoi pro e contro. Non facile di per sé come ambizione, e per giunta si consideri che il copione viene scritto da due danesi, particolarmente colpiti come tutti i popoli nordici dalla piaga dell’alcolismo; il regista Thomas Vinterberg viene infatti affiancato in fase di sceneggiatura dal conterraneo Tobias Lindholm, con il quale ha già firmato buoni o ottimi lavori quali Submarino (2010), Il sospetto (2012) e La comune (2016). Probabilmente è proprio nella scrittura che si ritrovano i principali difetti del film: troppo incentrato su un personaggio in particolare (non a caso quello affidato a Mads Mikkelsen, come a voler ulteriormente rimarcare la distanza tra l’attore, da tempo divo internazionale, e i suoi colleghi connazionali) e soprattutto troppo leggero nelle svolte centrali: spesso i protagonisti si comportano come ragazzini sprovveduti, come adolescenti curiosi di sperimentare gli abusi fisici dell’alcol – tuttavia stiamo parlando di uomini sulla cinquantina, già ben consci delle conseguenze dell’assunzione di alcolici. Innegabili parimenti i meriti di Druk quando cerca di sdoganare il sotterraneo, quasi subconscio concetto che vuole a ogni costo legare il consumo di alcol al degrado psicofisico: bere (il giusto) infatti aiuta a sciogliersi nelle relazioni interpersonali, a vincere le proprie inibizioni e paure, a prendere confidenza con sé stessi e perfino a onorare un momento da ricordare; il fatto che a tutto debba esserci un limite viene altresì ribadito in più momenti (l’incidente di Martin in sala insegnanti, la scomparsa di Thomas, la meravigliosa sequenza conclusiva) di modo che Druk sembri, più che una difesa o un’accusa verso l’alcol, un invito ad accettare la levità dell’esistenza con un brindisi. Che sia uno e uno soltanto, però. Dedica nella didascalia finale alla figlia del regista, Ida; altri interpreti: Thomas Bo Larson, Magnus Millang, Lars Ranthe, Maria Bonnevie. 6/10.
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