Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - SELEZIONE UFFICIALE
Secondo una balorda, eccentrica ma accattivante teoria, una piccola quantità di alcol che per natura ci risulta carente nell'organismo, custodisce in sé la soluzione per dotarci di quella verve e di quella brillantezza che, talvolta, le vicissitudini e i problemi del vivere quotidiano, ci rendono impossibile esternare, offuscandoci nel compiere il nostro dovere professionale, infiacchendoci e rendendoci meno convincenti e sin banali o noiosi, incapaci di rivelarci utili, efficaci e funzionali dinanzi a tutti coloro con cui ci relazioniamo.
Un gruppo di quattro professori amici danesi cinquantenni di lunga data, esperimenta con un certo successo che la presenza controllata di un pò di alcol nelle vene, li rende più appetibili ed attraenti, in termini professionali ed umani, nei confronti degli esigenti studenti, colmi di pregiudizi ed insofferenza, che essi hanno il compito di educare ed istruire. Tutto bene all'inizio, finché la situazione, oltrepassati i limiti scientificamente sperimentati, sfugge presto al controllo, creando una serie concatenata di conseguenze, e veri e propri pasticci. Scritto dal noto, apprezzato regista danese Thomas Vinterberg, noto in particolare per il suo fulminante esordio avvenuto con il ferino e vendicativo Festen, primo indimenticabile film girato coi severi canoni della dottrina Dogma di Lars Von Trier, qui coadiuvato dal noto regista e sceneggiatore conterraneo Tobias Lindholm, Druk si presenta come una furbissima variante de Il grande freddo, galvanizzata e resa euforica da un livello di tasso alcolico alterato.
Un progetto sin troppo costruito a tavolino per accattivare a tutti i costi, che sfrutta con scaltrezza una trovatina narrativamente stuzzicante (ma anche piuttosto avventata da poter svendere così "all'acqua di rose", in beffa a tutte le problematiche che una piaga come l'alcolismo si porta appresso) che, al servizio di un'abile sceneggiatura ammiccante e ad un gruppo di attori piuttosto noti internazionalmente (Mads Mikkelsen e Thomas Bo Larsen lo sono di sicuro), si incarica di portare a termine una storiella che certamente possiede molte carte in regola per soddisfare, divertire, ed accontentare lo spettatore.
Personalmente sono del parere opposto, infastidito alquanto dal ricorso a situazioni facili, scene madri plateali come quella della danza finale del protagonista piacione e vanesio, e da svolte narrative ruffiane, a tutti gli effetti per me fastidiose, se non proprio irritanti.
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