Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Non un film sull’alcolismo, ma sulla (crisi di) mezza età e le sue implicazioni, un inno alla vita attraverso la consapevolezza del fallimento, una “dramedy” umanissima, euforica e dolente. Vinterberg, che quando vuole è capace di grande cinema, calibra alla perfezione momenti tragici e comici, sfruttando la componente musicale (quei cori, quella lunga danza ebbra sotto le note di “Cissy Strut” dei Meters) con ammirabili intuito e sensibilità.
Trascinante ed emozionante come pochi film sanno essere, nonché in grado di esibire una sincerità tenera quanto frontale, “Un altro giro” è probabilmente il miglior film del regista assieme a “Il sospetto” (anche se, personalmente, ho sempre e parimenti amato la sua versione di “Via dalla pazza folla”), dal quale recupera un Mads Mikkelsen dolente e impeccabile.
La sequenza finale, poi, è destinata a rimanere nel cuore e contribuisce a farci uscire dalla visione rinnovati e risanati nello spirito.
Oscar strameritato come Miglior film in lingua straniera.
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