Regia di Eric Lartigau vedi scheda film
Il produttore Édouard Weil racconta a Éric Lartigau un fatto che è alla base di questo film: uno svedese si reca in Cina per sposare la ragazza che ha conosciuto su Internet, ma questa non si presenta, l'aspirante marito comincia uno sciopero della fame in aeroporto e dopo una settimana viene rimpatriato. Il regista si interessa, si rivolge all'ambasciata e viene a sapere che sono mediamente quattro al mese le persone che arrivano in Corea del Sud per incontrare qualcuno che non si fa più trovare e svanisce nel nulla. Il soggetto sulla carta è interessante, l'inizio è interlocutorio, ma è la parte centrale, quella ambientata nell'aeroporto di Seul, che è un po' come un cane che si morde la coda, gira gira ma non va da nessuna parte. Certamente il modo in cui il protagonista affronta le avversità, con distacco e filosofia, è encomiabile, invidiabile ma anche altamente improbabile, passare un paio di settimane in un aeroporto creerebbe un po' di depressione a chiunque, così come è indubbiamente inverosimile l'incontro casuale con Soo, ed anche quello con uno dei due figli. La parte finale fornisce qualche altro spunto di riflessione, ma non risolleva più di tanto le sorti della pellicola, che appare alquanto debole e poco convincente.
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