Regia di Aldo Lado vedi scheda film
Mi piace Aldo Lado, ho un debole per la lucida cattiveria con cui racconta le storie. Con “Chi l'ha vista morire” avevo apprezzato il suo modo morboso di soffermarsi sulla vittima, lasciando così allo spettatore il tempo di “affezionarsi” alla piccola innocente per quasi tutto il primo tempo, per poi con crudeltà ucciderla. In questo modo lo spettatore ha la possibilità di immedesimarsi con il padre della piccola uccisa.
“L'ultimo treno della notte” è ancora più crudele e cinico. Due giovani cugine partono in treno per raggiungere i genitori di una delle due in Italia e passare le feste di Natale. Sono due giovani ragazze adolescenti, semplici e carine, tutte entusiaste di fare un lungo viaggio in treno da sole, senza i genitori troppo apprensivi. Sullo stesso treno montano due balordi che cominciano a molestarle pesantemente. Ma sarà sull'ultimo treno della notte praticamente deserto, che i due balordi, con la complicità di una donna della ricca borghesia, compieranno la mattanza sulle due giovani.
Un film violento, senza speranza, di forte denuncia, con un finale agghiacciante. Non voglio aggiungere molto altro sulla trama, tranne che è davvero unica nel suo genere, anche se facente parte del filone derivante dal film “L'ultima casa a sinistra” di Wes Craven, io preferisco questo di Lado di gran lunga. Alcune scene di violenza sulle ragazze hanno reso il film vietato ai minori di 18 anni, e anche se io li ho superati da un pezzo, posso assicurarvi che sono veramente pesanti, per questo il film non potrà mai passare in tv, a nessuna ora del giorno e della notte.
Ma più che le scene violente del film (e ce ne sono), quello che più disturba è la cattiveria non dei due balordi, ma di chi si maschera da “buon cittadino” e sfrutta la violenza dei ceti più bassi per soddisfare le proprie voglie meschine e nascoste (forte denuncia sociale tipica degli anni '70).
Nel secondo tempo anche quella che (come nel film di Craven) dovrebbe essere la rivalsa dei genitori delle ragazze, lascia l'amaro in bocca, per l'ingiustizia dell'esito della vendetta su i due violentatori.
Un film importante per il genere giallo all'italiana, con ottimi attori a renderlo speciale: Enrico Maria Salerno che fa il padre/giustiziere di una delle ragazze, impersona perfettamente il senso di impotenza e angoscia che si trova a provare suo malgrado, sorpreso per la reazione violenta e omicida allo scoprire della morte della figlia e della nipote (chi è vittima e chi è carnefice? Quanto peso hanno i nostri “valori” quando veniamo toccati da simili tragedie?).
Flavio Bucci è uno dei due balordi, cattivo e spietato, non ha davvero nulla da invidiare ad Alex di “Arancia meccanica”.
Macha Meril, è la figura più meschina del film, la “signora bene” che soddisfa le proprie voglie a spese di tutti, vittime e carnefici. Personaggio orribile e molto italiano.
Franco Fabrizi, come al solito perfetto nella piccola parte di un viscido individuo di passaggio, che “usufruisce” della violenza sulle povere ragazze indifese per consumare un amplesso su una delle due, ormai senza più nessuna resistenza.
A rendere il film molto crudele sono anche le scene di violenza sulle ragazze contrapposte alle immagini rilassate dei genitori, che ignari di quello che le loro figlie stanno subendo, aspettano a casa il loro rientro. Angosciante l'inutile attesa delle ragazze alla stazione da parte dei genitori.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta