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L'affare del secolo

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su L'affare del secolo

di alan smithee
6 stelle

Uno sfasato commerciante di armi completamente senza scrupoli né ritegno, si appropria di un contratto utile a fornire ad un dittatore sudamericano d'infima specie, una serie di sofisticatissimi aerei da combattimento con pilota automatico, approfittando del suicidio del titolare dell'affarone, afflitto ma malesseri esistenziali.
L'uomo, che nel concitato dispiego degli avvenimenti non farà che ferirsi al medesimo piede con armi da fuoco, dovrà vedersela anche con la affascinante vedova del suo defunto concorrente, molto più scaltra di quanto non potrebbe apparire, e si farà aiutare da un dinoccolato e scatenato amico pilota, un vero asso nel manovrare quei sofisticati giocattoli da guerra.
"L'affare del secolo" è quello che accidentalmente rimbalza nelle mani dello scaltro mercante, che riuscirà col suo maldestro atteggiamento a mettere  repentaglio l'intera sicurezza nazionale, scuotendo pericolosamente gli equilibri già fragili tra le superpotenze.
Si poteva configurare un regista già sulla carta meno adatto del grande Wiliam Friedkin, per affrontare una farsa dalla comicità a tratti surreale e farsesca, ambientata nel mondo cinico e amorale del contrabbando di armi?

 

Probabilmente no, e dunque proprio per questo apprezziamo il coraggio e la determinazione del grande regista di Chicago nella volontà di cambiare registro, allontanandosi come mai si sarebbe creduto, dalle atmosfere malate e deviate del male, per dedicarsi ad una comicità anche fisica, poggiandosi sulla comicità facilona e greve di un apprezzato, famosissimo attore come Chevy Chase, un antesignano di quella comicità un po' strascicata e passiva d cui Adan Sandler erediterà lo scettro e le relative fortune in termini di pubblico e di incassi. 
Il risultato è una spiritosa e sarcastica commedia antimilitarista che a volte incespica, a volte invece suscita sentite risate divertite nel raffigurarci le assurdità di base di una potenza nucleare divisa ed indecisa tra afflati di buonismo politically correct, e una rivendicazione spudorata del proprio diritto sacrosanto a rispondere alla violenza e al sopruso subiti, con altrettanto spirito risolutivo. 
Affiancano il comico sopra citato, una statuaria ed affascinante Sigourney Weaver, a quell'epoca ad un passo dal confermarsi diva, e l'altrettanto simpatico ballerino, cantante ed attore Gregory Hines.

Friedkin procede un po' a scatti, senza potersi distinguere, come ha sempre fatto e quasi sempre in modo esemplare, con una direzione asciutta e concitata, descrivendo il male come una essenza dai risvolti quasi fisici. 
Ma il film, almeno a tratti, risulta divertente, e la farsa riesce a farsi guardare facendoci scoprire un lato meno limpido, ma comunque interessante, di un grande regista che dimostra di accettare di mettersi in gioco con sfide per nulla scontate. 
 
 
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