Regia di Philip D'Antoni vedi scheda film
Rivisto nella nuova versione rimontata dal newyorkese Fez Belcher, "The Seven-Ups re-edited in the Style of French Connection", che ne accentua la voluta ma non dichiarata discendenza e parentela, con tanto di medesimo tema di Don Ellis sui titoli di testa, Roy Scheider in appostamento antidroga all'angolo tra 25a e 54a strada a Manhattan, per un grandioso titolo poliziesco metropolitano dell'epoca.
Unico diretto dal produttore e sceneggiatore di "Bullitt" e del capolavoro friedkiniano Philip D'Antoni, che sempre riusciva a imporre uno stile e una narrativa unica, ai film e filmtv in cui era coinvolto.
Inseguimento automobilistico ma è superfluo dirlo, con i grandi Richard Lynch e Bill Hickman(il collega stronzo di Jimmy"Popeye"Doyle, da lui ucciso per errore nel finale del capolavoro di Friedkin, mirando a un'ombra di Charrièr in fuga), il re degli autisti stunt di "Bullitt", del citato , e del cinema americano d'azione in generale, nella parte degli inseguito, e Roy Scheider del tenace e forsennato inseguitore, dal centro di Manhattan fino alla statale per il Jersey, tra i più articolati, tesi, grandi e resi dal montaggio di Jerry Greenberg entusiasmanti, della Storia intera del cinema. Clamoroso l'utilizzo di New York e dei suoi naturali luoghi cinematografici, dalla 186a strada nel Bronx, quando Buddy(come ''Sonny", Grosso)/Scheider, pedina uno che potrebbe essere legato ai due criminali finto poliziotti che rubano ingenti partite di droga ai boss del narcotraffico, e viene fermato dal suo amico barbiere nella propria autentica bottega italiana. Frank"the Barber"Mascetta, all'inconfondibile George Washington Bridge, alla bellissima scena del funerale alla mafiosa controllato dai poliziotti della squadra speciale "The 7-Ups" di Sonny da un palazzo prospiciente, nell'Impresa funebre Fratelli Lucia, situata nel film tra la 569 Est e la 184a strada sempre nel Bronx. Come la stazione della 183, e la terza avenue già presenti nel film di Friedkin.
Sempre molto espressivi da questo punto di vista delle ambientazioni gli incontri tra Buddy e il suo amico poi traditore e "confidente" Vito/,Tony Lo Bianco, in particolare per ogni conoscitore di New York è superlativo il loro secondo incontro nel film, ai campi di atletica della DeWitt Clinton High School, in Mosholu Parkway sempre nel Bronx, in cui parlano delle nuove "Tracey Towers" gemelle di 41 piani. Vicine a dove si trovano, completate nel 1972, ma aperte nel 1974.
O il Giardino Botanico di New York al 2900 di Southern Boulevard nel Bronx, dove Moon incontra Vito per la ricompensa, e la Riverside Drive di Manhattan lungo l'Hudson, con le sue careggiate lunghe chilometri e le sue intersezioni geometriche, laddove incomincia l'emozionantissimo inseguimento automobilistico. Ma sarebbe impossibile citarle tutte da quanto sono numerose.
Belli anche gli interni del distretto di polizia dagli interni di un verdognolo azzurrognolo sullo sporchetto-fatiscente andante, come quello del vero Eddie Egan/Capt. Walt Simonson in "The French Connection", o similmente immortalato nei vari episodi de "Il Tenente Kojak" tra ufficio del Cap. Frank McNeeley/Dan Frazer e diversi interni, oltre ad una vagonata di milioni di altri titoli, tra film e telefilm polizieschi newyorkesi.
Grandiosa la fotografia di Urs "Shaft" Furrer, che come Owen Roizman, riesce a restituire un documento anche storico, oltre che di sola prospettiva cinematografica della New York del tempo, plumbea(c'è un pò di timido sole soltanto nell'ultimo amaro incontro tra Buddy e Vito sotto al ponte George Washington) grigia e all'apparenza sporca, sordida, eppure al contempo bellissima.
Tra i primi ruoli di Joe Spinell e di altri grandi caratteristi come Victor Arnold, il socio di squadra di Buddy/Roy Scheider.
Le facce di Richard Lynch, compresi enigmatici sorrisi-sberleffo, durante l'inseguimento in cui Buddy a forza di sportellate sta avendo la meglio, se solo avesse poi una macchina più grossa di peso e dimensioni, bene stanno a testimoniare di cosa e da che parte di professionisti fisse fatto il grande cinema, quello che rimane sempre dopo 50 anni, al netto di tutte le mediocrità e miserie varie, di quello attuale.
John Nada
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