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Making Love

Regia di Arthur Hiller vedi scheda film

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La recensione su Making Love

di alan smithee
6 stelle

Zack è un giovane oncologo sposato con Claire, una responsabile della programmazione televisiva di un importante canale nazionale: sposati felicemente da otto anni, attendono il momento propizio per far crescere la famiglia: ma non basta comprare una casa più grande o vivere in complicità e serenità i rari momenti di vita coniugale che entrambe le professioni riservano alla coppia.

Ma ad una certa frigidità sessuale da parte di lei, corrisponde una certa disattenzione erotica da parte di lui, da entrambi sottovalutata ed attribuita al troppo stress da lavoro.

Quando Zack, che da tempo per curiosità inizia a frequentare alcuni club gay alla ricerca di scoprire la propria ondivaga identità sessuale, incontra in studio un famoso e giovane scrittore apertamene e fieramente omosessuale, egli finisce per innamorarsene; con tutte le conseguenze che ne derivano, e finendo per mandare a monte un matrimonio ritenuto solido e a prova di crisi.

Lo specialista di commedie sentimentali e brillanti Arthur Hiller, dirige un dramma che esplora le incognite della sessualità e mette sul piatto argomenti fino a quel momento ancora molto tabù, in un periodo in cui film come il di poco precedente Cruising erano stati quasi condannati al rogo.

Hiller ha il merito di mantenere i toni riflessivi e pacati, ma non per questo meno lucidi e dritti al punto, che gli si riconoscono anche nelle sue produzioni più frizzanti e civettuole, dando vita ad una vicenda che tenta di esplorare le sfaccettature più nascoste e inconsciamente rifuggite di una sessualità che spesso è difficile accettare e gestire.

Se il ruolo di Claire, interpretato dalla Charlie’s Angels Kate Jackson, piuttosto lanciata in quegli anni, appare un po’ inerte e vittima delle circostanze, la figura da protagonista di Zack ) Michael Ontkean, non proprio espressivo, ma funzionale) appare decisamente più sfaccettata e complessa nella sua scientifica ricerca di verità, mentre il personaggio dello scrittore “tentatore” sessuale trova in Harry Hamlin (pure lui come Ontkean, un sex symbol dei primi anni ’80), un epicentro di luoghi comuni un po’ troppo poco verosimili.

Making Love finisce per essere un po’ come l’altro famosissimo film di Hiller, quel Love story di oltre dieci anni prima: un cult epocale più per necessità logistico-temporali, che per effettiva validità artistica, che tuttavia si trova ad affrontare, prima di altre (e magari oggettivamente più valide o lucide) produzioni che seguiranno, uno o più argomenti scomodi o suscettibili di creare polemiche e dibattiti in grado di generare echi e accendere confronti su aspetti di costume e sessualità fino a poco prima sopiti o tenuti prudentemente e pudicamente nascosti.

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