Regia di Arthur Hiller vedi scheda film
Il canadese A. Hiller si è formato nella recitazione, nelle arti visive e in psicologia e per quanto riguarda la carriera registica ha iniziato nella televisione (come il personaggio della coprotagonista di Making Love, interpretato da K. Jackson) e ha avuto qualche discreto risultato nel cinema commerciale hollywoodiano (Non guardarmi, non ti sento è per esempio una commedia divertente). Tutti aspetti che non traspaiono in questa commediola drammatica sentimentale: la direzione è solo funzionale mestiere, capace ma senza interesse, in cui la tecnica non è supportata da una visione particolarmente attraente, anzi ha una patina prosaica evidenziata dalla fotografia flou di David M. Walsh, certamente specchio della medietà quotidiana della storia ma da cui d'altra parte non si vuole distanziare per accondiscendere alla esportabilità piatta (e orizzontale) del prodotto.
Anche le psicologie sono del tutto superficiali e toccano soltanto i temi di riferimento (omosessualità repressa, matrimonio, ecc.), per altro impersonati da attori convenzionali i cui personaggi sono spesso intrappolati in sguardi in macchina in monologhi da lettino psichiatrico o da confessionale.
Qualche scena ha un minimo di credibilità (l'approccio e il bacio tra M. Ontkean e H. Hamlin), c'è anche il merito di aver affrontato in un prodotto mainstream l'omosessualità in modo concettualmente non offensivo e senza discriminazioni, però tutto è troppo accomodato, troppo intento a cercare un tocco convenzionalmente delicato, un sentimentalismo che non arriva nemmeno ad essere commovente ma si limita a tenere lo spettatore molle e accondiscendente nella sua poltrona, esattamente come la colonna sonora soffusa e ruffiana di Leonard Rosenman. Ancora una volta, non un film brutto ma solo stantio. 5
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