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The Melon Route

Regia di Branko Schmidt vedi scheda film

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La recensione su The Melon Route

di laulilla
5 stelle

Piccolissima recensione d'antan che pubblico volentieri come testimonianza documentale che qualcuno aveva visto, in Italia , questo film.

 

 

Su invito di Valerio, accetto volentieri di portare su questo sito la mia piccolissima recensione di questo film, soprattutto per documentare che nel 2011 era passato dalle nostre sale un film poco visto, e poco apprezzato. Sono passati troppi anni perché io possa affermare che oggi, qualora lo rivedessi, forse lo valuterei diversamente: rimane il fatto che probabilmente di rivederlo non avrei molta voglia! Chiedo un po' di indulgenza con una spettatrice che, alle prime armi, si cimentava con le recensioni.

 

Il mio articolo sul blog era del 13 0ttobre 2011 ed era stato postato alle 23,53!

 

Ecco qui:

 

Proiettato solo a Torino e in un’unica sala, poco visto (anche perché il passa-parola non ha troppo funzionato), questo film si è rivelato, almeno a mio parere, abbastanza deludente (sarà un caso, ma oggi, giovedì pomeriggio 13/10 nella suddetta sala torinese eravamo presenti solo in due: mio marito e io!).
Eppure le premesse sembrano interessanti: vi si raccontano, in modo sinteticamente drammatico, le conseguenze delle orribili guerre di Bosnia sulle persone che hanno perso, oltre agli affetti, anche la dignità, e ora sono ridotte a relitti umani che cercano nella droga il modo di dimenticare un vissuto troppo doloroso. Si rappresentano anche le conseguenze della quasi totale assenza dello stato: in una località lungo la Sava, il fiume che segna il confine fra la Bosnia e la Croazia e che è chiamato “strada dei meloni” (cioè dei cinesi) , le poche forze di polizia sono corrotte e chiudono gli occhi dinanzi ai loschi traffici dei nuovi potenti locali: droga e cinesi arrivano su barconi clandestini, lungo il fiume, facendo la fortuna di uomini violenti e privi di scrupoli morali, che hanno l’unico obiettivo di arricchirsi in fretta. Nel film, inoltre, si rappresenta la solidarietà che nasce fra i più deboli: la cinese che ha perso nel barcone affondato il padre, il traghettatore disperato e drogato, il gitano, piccolo ladruncolo col miraggio di farsi un po’ di strada nella vita. Purtroppo, però, il racconto non procede in modo così interessante come si potrebbe immaginare: il film introduce sviluppi da film “horror”, del tutto improbabili e inverosimili, cosicché alle buone premesse fa seguito una vicenda che non sembra attenersi al modo del racconto, drammatico e malinconico, adottato nella prima parte, diventando quasi un racconto gotico, pieno di effettacci da grand guignol. Ottima la recitazione dell’attore protagonista e della ragazza cinese.

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