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L'assassino di Rillington Place n. 10

Regia di Richard Fleischer vedi scheda film

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La recensione su L'assassino di Rillington Place n. 10

di Mabuse99
8 stelle

10 Rillington Place – resoconto di un tragico caso giudiziario – è l’ esempio di un thriller audace, classico nella forma e atipico nei contenuti, il cui merito è quello di indurci alla vista traumatica dell’orrore reale.

Londra, 1949: Beryl e Thimoty si trasferiscono - con la piccola figlia Geraldine - al numero 10 di Rillington Place, in un appartamento di due stanze. La coppia si ritrova a dover affrontare l'arrivo di una seconda e indesiderata gravidanza, così l'inquilino del piano terra - John Christie, affittuario del palazzo - si offre di aiutare Beryl, grazie alle sue conoscenze di medico mancato, ad interrompere la maternità. Ma Christie coglierà l'occasione per dare sfogo alle sue pulsioni omicide...

 

Orrore, squallido realismo e indagine psicologica si fondono nella pellicola di Richard Fleischer in maniera indissolubile. Ispirato ad un fatto di cronaca che sconvolse la Londra del dopo guerra, il film offre una prospettiva inedita e scioccante che sviluppa la tesi elaborata in Psycho: la controversa partecipazione che ci incatena alle gesta efferate del killer, la condanna di poter osservare la morte senza riuscire ad impedirne il trionfo. 10 Rillington Place - girato negli stessi luoghi dove visse e operò, trent'anni prima, il mostro John Reginald Christie che uccise otto donne - conduce lo spettatore in un microcosmo dove l'anima documentaristica e il respiro della fiction convivono equilibratamente: Fleischer mantiene uno sguardo analitico, la cui freddezza - per contrasto - disturba nel profondo e denuda le scabrosità. Allo spettatore è negata ogni via di scampo: come i personaggi della vicenda, siamo rinchiusi in un carcere esistenziale dove si respira un' atmosfera cupa e ansiogena.

Anticipando (per modernità e crudezza) Frenzy di Hitchcock - la più estrema tra le ultime partiture del maestro - che uscì nel 1972, il film in questione corona una poetica che trascende il genere e segna una conquista (purtroppo non intesa) nella "storia della paura": ciò che spaventa non è l'apparizione mostruosa dell'inconscio, bensì la visione inopinabile di fatti realmente accaduti, lo specchio della verità. L'orrore diventa quotidiano, aderisce alla normalità degli eventi e trasfigura le sembianze del film in quelle di una pièce teatrale: l'unità di luogo, tempo e azione - secondo una logica polanskiana - finisce per trasformare il set in un palcoscenico. 10 Rillington Place vive di un'estetica fatiscente, di una dimensione visiva lugubre che tratteggia - con precisione chirurigica - un ambiente sociale grigio e trascurato. La fotografia livida, la messa in scena opprimente e la staticità della macchina da presa fanno dell'opera di Fleischer un incubo dal sapore kafkiano, distopico.

Richard Attenborough - che indossa il ruolo dell'omicida - sigla una prova attoriale dalla funzione totalizzante: egli plasma un essere umano viscido e calcolatore, che cela la propria anormalità dietro una facciata di garbo e gentilezza; saranno pochi gli interpreti in grado di elaborare, con la stessa misura, il profilo mentale di un assassino tanto iniquo.

La narrazione serpeggia lenta ed inesorabile fino ad una conclusione nichilista, che ritrae un mondo buio e annerisce ogni speranza: Fleischer narra una storia ingiusta e crudele, dove la scia del conflitto mondiale è ancora ben visibile e una notte senza fondo alberga nelle anime di Londra. 

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