Regia di Antonio Padovan vedi scheda film
Il bel Cinema italiano passa dal Veneto, da colui che ritengo, per visione, stile, utilizzo del paesaggio, l'erede del grande Mazzacurati. Certo, è ancora presto per assurgere a tali altezze, ma Antonio Padovan, classe 1985, è sulla buona strada. Già piacevolmente sorpreso dal giallo paglierino del suo film precedente, "Finché c'è prosecco c'è speranza", qui ci riporta in una qualunque provincia veneta, dove vive un "lunatico", uno squisito Battiston, molto bravo, che nella sua cascina coltiva non asparagi ma il sogno di andare sulla Luna, con un razzo tutto suo e il propellente estratto dalla nebbia (bellissima idea). Il fratello, (Stefano Fresi, quasi un gemello di Battiston), mai conosciuto veramente, lo raggiunge, chiamato da un avvocato (Citran, bravissimo attore), e fra i due il rapporto si consolida, superando le diffidenze reciproche. Attorno, uno splendido quadretto della provincia veneta, con personaggi minori ma che, come nel film precedente, Padovan usa sapientemente, per speziare e rendere ancora più gradevole la visione. Una favola, certamente, dolce e amara, ricca di umanità e totalmente priva di volgarità, che è cosa rara, oggi. Un film leggero ma bello, mai sopra le righe e con una delle ultime apparizioni, fra gli altri, del grande Flavio Bucci. Da vedere, assolutamente.
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