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Favolacce

Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Favolacce

di axe
6 stelle

Nonostante un'apparente normalità - o meglio, il disagio della quotidianità ormai purtroppo consueto - all'interno di alcune famiglie, le quali vivono l'una vicino all'altra in alcune case indipendenti nell'estrema periferia romana, si sono consolidate dinamiche che vedono i più giovani subire direttamente o indirettamente angherie a causa dell'atteggiamento degli adulti, le quali proseguono fino al compiersi di alcune tragedie. Ambientata durante un'estate torrida, in un'area quasi deserta, costellata di sommarie opere di urbanizzazione abbadonate a loro stesse, l'opera descrive particolari rapporti tra personaggi adulti e personaggi più giovani, i primi dei quali sono sostanzialmente dei falliti. Incapaci di conservare un'occupazione stabile e di avere un rapporto franco e sincero con i loro coetanei, sono altrettanto inetti nel ruolo di genitori ed educatori. I più giovani, specchio del loro fallimenti e continuamente esposti ai loro capricci, alle loro prepotenze, alle loro turbe psichiche, rappresentano una valvola di sfogo; la naturale conseguenza è che qualcuno si ... fa male; ciò nel dolore dei genitori e nell'indifferenza della società. Ho compreso e apprezzato lo sviluppo di questa tematica, nonchè l'evocativa messa in scena; la desolazione dell'ambiente è metafora di vuoto morale ed assoluta assenza di prospettive. Tuttavia, sono rimasto scettico circa la finalità dell'opera. Cosa vogliono comunicare i due giovani registi ? La responsabilità di tanta follìa dev'essere ascritta al gruppo dei genitori, una sorta di comunità resa chiusa dall'isolamento geografico e logorata al suo interno da antipatie e gelosie, o alla società del nostro tempo, la cui indifferenza è complice di tutto ciò, o, forse, ad entrambe ? Ogni risposta può essere condivisibile. In ogni caso, Damiano e Fabio D'Innocenzo non ci dicono nulla di nuovo, sebbene utilizzino un linguaggio peculiare, incisivo, disturbante. Ho apprezzato il livello della recitazione. Gli attori interpreti degli adulti esprimono paranoia, ansia, inquietitudine; tra loro mi ha colpito Elio Germano, un uomo che "affonda", come padre, come marito, come lavoratore, e matura una lucida follìa che si riflette sui figlioletti. Gli interpreti più giovani mostrano dolore, passività, quasi comprensione per quegli adulti che appaiono meno maturi di loro. Dopo "La Terra Dell'Abbastanza", Damiano e Fabio D'Innocenzo presentano un'altra opera ambientata in una Roma contemporanea, questa volta più evanescente, straniante. La loro attenzione cade sulla descrizione di sentimenti deviati, stati d'animo patologici, esplosioni di emozioni e loro devastanti conseguenze. In ciò riescono; tuttavia, non colgo con nitidezza la "chiusura del cerchio". In quale rapporto è il male raccontato con la società circostante ?

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