Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film
Ma cos’è Favolacce dei Fratelli D’Innocenzo? Anzi, forse dovrei dire: cosa non è?
La favola nera dei gemelli romani è una visione dolorosa e asfissiante, man mano che scorrono le immagini, che la musica si intensifica mentre le sequenze rallentano, la sensazione di avere un cappio al collo diventa sempre più reale, e più guardiamo e più quel cappio si stringe, sempre di più e l’unica ancora che abbiamo con la realtà, quello scanno su cui tentiamo di tenere i piedi per non soffocare, più tentiamo di trattenerlo e più si allontana, e più il cappio stringe, più sprofondiamo.
Immersi nella disperata periferia romana dove apparire conta più che essere, ci muoviamo come in apnea, accompagnati per mano da ragazzini senza voce, dallo sguardo lontano, perennemente altrove, cullati da una voce fuori campo che come un uccello del malaugurio compare sempre per premonire disgrazie, per annunciare sventure.
Il racconto vero, disperato, angosciante e claustrofobico di sogni sepolti, presi a calci da genitori egoisti condannati all’infelicità perenne, nascosta dentro belle case e auto grandi, troppo consci di essere codardi più che incapaci di cambiare il loro fottuto destino.
Damiano e Fabio D’Innocenzo scoperchiano lo schifo e lo fanno senza mezzi termini, non usano parabole o scene ad effetto, ci sbattono in faccia la verità senza importarsi delle conseguenze. Dialoghi vacui, scene pittoriche, attori da brividi per un’opera unica nel suo genere destinata a restare nelle memorie dello spettatore che sbigottito dalla capacità di vedersi riflesso non riuscirà ad allontanarsi dallo specchio e a tentoni tornerà ad avvicinarvisi per guardarsi ancora.
E alla fine, per quanto ognuno finga che non sia accaduto nulla, tenti di voltarsi dall’altra parte, i segni del cappio sul collo resteranno li per molto tempo mentre eterno sarà il panico dell’aria che non riempie più i polmoni, la sensazione dell’acqua in gola quella del mare salato e unto delle spiagge libere, della puzza di acqua stagnata che si libera dalla piscina comune alle case signorili che sono più sterili delle peggio baracche.
Favolacce è un quadro complesso. Tetro ma affascinante in cui chiunque può scoprire se stesso, vedere le proprie paure tirate a galla da mani bambine, spaventosamente coscienti del vuoto che li accomuna e che li renderà liberi per sempre.
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