Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film
Sorretti da un'inspiegabile consenso critico (il pubblico pare non gradire granché) l'unica idea di cinema dei D'innocenzo si basa su un nichilismo vuoto e autocompiaciuto che, in teoria, dovrebbe raccontare l'abisso morale dei nostri tempi mentre, di fatto, affastella goffamente una galleria di squallidi personaggi che nulla hanno di interessante e le cui vicende mai raggiungono lo status di parabola morale universale, come al contrario avviene con Matteo Garrone. A questi registi non interessano i loro personaggi, o le loro vicissitudini, ma solo ostentare un supposto talento (non pervenuto: la fotografia non è opera loro, gli attori sono in over-acting costante, la sceneggiatura inanella tragedie a bella posta). In definitiva la scrittura risulta goffa e il finale quasi dilettantesco, come anche il tema di internet origine di tutti i mali, evidentemente infilato a forza per mettere un po' di critica sociale e mascherare il vuoto di pensiero. I critici di professione, a corto di autori seri, hanno abboccato.
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