Trama
Alla periferia meridionale di Roma, una piccola comunità di famiglie vive con i loro figli. Si tratta di un mondo apparentemente normale dove silente cova il sadismo sottile dei padri, la passività delle madri e l'indifferenza colpevole degli adulti. Ma soprattutto è la disperazione dei figli, diligenti e crudeli, incapaci di farsi ascoltare, che esplode in una rabbia sopita e scorre veloce verso la sconfitta di tutti.
Approfondimento
FAVOLACCE: UNA FAVOLA (NERA) SULLA VIOLENZA FAMILIARE
Diretto e sceneggiato da Fabio e Damiano D'Innocenzo, Favolacce racconta la vita di un piccolo quartiere di famiglie alla periferia di Roma, durante il corso di un'estate dal caldo soffocante che contribuisce a creare un'atmosfera di alienazione. Osservate da lontano, le famiglie sembrano normali ma si tratta solo di un'illusione: nelle case, nei cortili e nei giardini, il silenzio cela il sottile sadismo dei madri, la passività delle madri e la colpevole indifferenza degli adulti. La disperazione e la rabbia repressa dei bambini arriverà però ad esplodere intaccando la grottesca facciata di circostanza, con conseguenze devastanti sull'intera comunità.
Con la direzione della fotografia di Paolo Carnera, le scenografie di Emita Frigato, Paola Peraro e Paolo Bonfini, e i costumi di Massimo Cantini Parrini, Favolacce è stato così presentato dai registi in occasione della partecipazione in concorso al Festival di Berlino 2020: "È difficile trovare parole sintetiche e abbastanza efficaci per descrivere i temi che volevamo affrontare nel nostro secondo progetto. Anche perché abbiamo scelto di usare le immagini per raccontare la storia piuttosto che la sola scrittura. La scrittura è troppo precisa, troppo inequivocabile. E non bastava per questa storia. C'è molto silenzio nel film e, paradossalmente, quando i personaggi parlano comunicano ancora meno di quando stanno in silenzio. Disagio, solitudine e apprensione trovano il loro luogo ideale all'interno delle famiglie di Favolacce: la casa - ciò che siamo soliti pensare come un nido, sebbene forse teneramente limitante - diventa nella storia il posto in cui convivono intolleranza, freddezza e ansia. Basta dare un'occhiata alle statistiche sui casi di violenza domestica per renderci conto di quanto questo corrisponda purtroppo a verità. Volevamo indagare sull'interruzione di comunicazione di queste famiglie, immerse nella stagnazione di sterili abitudini, dove forse solo le tragedie hanno la capacità di scuotere le cose. Si tratta di famiglia normali di tutti i giorni che ognuno può riconoscere, senza la scusa dell'essere "marginali" o alla rassicurante distanza della borghesia: compongono una sorta di Antologia di Spoon River per il nuovo millennio, che parla sia alla periferia americana sia allo stato di benessere sociale europeo.Crediamo che la nostra storia possa trasmettere un senso di palpabile sofferenza. Non solo perché racconta la sofferenza ma perché la incarna, ricorrendo alla più potente forma ancestrale, alla metafora per eccellenza: la favola. Il nostro film è come un racconto del terrore che mette in piazza i peggiori aspetti del capitalismo che non ci appartiene per cultura o tradizione ma con cui da (provinciali) cittadini del mondo dobbiamo in qualche modo fare i conti. Abbiamo dunque messo in piedi una storia complessa che si combina con una mise en scène sorprendente e spiazzante che, lontana dal realismo del nostro precedente film, La terra dell'abbastanza, trasfigura il presente in un linguaggio cinematografico senza tempo".
"La storia di Favolacce - hanno aggiunto i registi - poteva venir fuori dalle pagine di autori come Updike, Vonnegut, Yates, Ibsen, o ancora più ovviamente dalle opere dei fratelli Grimm. Raffigura un mondo di sensazioni, colori luminosi e odori, ma che alla lunga brucia. E come in ogni favola che si rispetti ha un narratore che sottolinea e precisa gli eventi... un narratore beffardo a cui piace mescolare le carte, vedere ambiguità nel più normale dei gesti e rendere normale ciò che invece è inumano. Ogni film è sogno, dopotutto. Favolacce parla di un sogno infranto, quello di una generazione di giovani uomini e donne che immaginavano il loro futuro con un senso di speranza che si è dimostrato vano. E quello dei loro figli, che non vogliono andare da nessuna parte verso il loro stesso futuro".
Il cast
A dirigere Favolacce sono i fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo. Nati nel 1988, sono entrambi registi e sceneggiatori. Hanno trascorso la loro infanzia alla periferia di Roma dipingendo, scrivendo poesie e scattando fotografie. Senza avere alle spalle nessuna formazione classica in regia, hanno fatto il loro debutto… Vedi tutto
Trailer
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- Orso d'argento migliore sceneggiatura al Festival di Berlino 2020
Commenti (27) vedi tutti
Un film interlocutorio, che calca troppo la mano del coatto a tutti i costi ma che restituisce anche un buon ritratto del vuoto emotivo e delle piccole e grandi paure delle nuove generazioni
leggi la recensione completa di galavernaVOTO: 74/100
leggi la recensione completa di OmarMarcoAlessandroFilm assai atipico direi nel Panorama Italiano,qualche scena strana a dir poco,dialoghi e tematiche forti : tranquillamente può stancare lo Spettatore ma come Trama non è affatto improbabile,anzi.voto.4.
commento di chribio1Il tono dell'apologo grottesco sembra nelle corde dei fratelli D'Innocenzo, che registrano una lunare dramedy dell'incomprensione e dell'inadeguatezza con inevitabili conseguenze tragiche. Spinaceto come sobborgo italiano d'America è un'idea azzeccata, meno la piattezza di un registro che dà, per pigrizia o sciatteria , troppe cose per scontate.
commento di maurizio73Pseudo-Pasolini in salsa volgare e nichilista con un bravo Elio Germano che purtroppo non salva un film pretenzioso. Ma a chi piace questo genere di roba?
commento di CinealmSPersonaggi inquietanti e a tratti violenti (i padri) altri spauriti e inermi (i figli).Dialoghi a tratti incomprensibili.Boh....io ho preferito il loro film precedente.
commento di ezioLa scelta artistica dei fratelli d'Innocenzo è concentrarsi su inquadrature ed immagini penalizzando invece la scorrevolezza del racconto che procede così in modo assai frammentario. Il fatto invece che spesso gli attori non parlino ma bofonchino in modo incomprensibile non è una scelta ma una grave mancanza.
commento di bombo1Disgustoso. Non ci sono altri termini per definire questo film
commento di francaraccioUn cesso pauroso
commento di ENNAHUn film estremamente tragico, intenso e autentico.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiInguardabile. Schifo totale. VOTO 3
commento di arcarsenal79Tempo 20 minuti e mi sono addormentata. Avevo deciso di guardarlo per Elio Germano ma francamente è tempo perso.
commento di primavera63Le favole raccontate prima di dormire tranquillizzano. Le "favolacce" narrate con questo film possono lasciare svegli, invitando a profonde riflessioni.
leggi la recensione completa di Guidobaldo Maria RiccardelliFuga da Spinaceto (“Oh, come t’inganni!”).
leggi la recensione completa di mckPretenzioso e quindi irritante!
commento di vjarkivOpera assolutamente originale nel panorama cinematografico italiano. Tuttavia lo straniamento indotto da uno stile al contempo gelido e grottesco e la sgradevolezza respingente di tutti i personaggi mi ha impedito di appassionarmi e la trama, frazionata in episodi poco coesi, mi è risultata difficile da seguire, fino ad ingenerare noia e distacco.
leggi la recensione completa di port cros"Oh come t'inganni/se pensi che gli anni/ non hanno a finire/bisogna morire"
leggi la recensione completa di leporelloTanto pretenzioso quanto noioso e con certi dialoghi le cui parole non si percepiscono nemmeno tanto che il film diventa ancora più una palla.....basta mettere in fila quattro casi umani disagiati per essere incensati dalla critica ???
commento di Travis21Ottimo questo secondo lungometraggio dei fratelli "D'Innocenzo". Bravi tutti gli attori, in particolare i bambini
leggi la recensione completa di Furetto60Premi meritati. Un (neo)realismo che può sfuggire solo a chi non conosce la gravità del furto dell'infanzia, sottovaluta le insidie - che non perdonano - di vite vuote e senza valori, nonché di cortocircuiti tra miseria e violenza, sì violenza E' un film ottimo ma violento.
commento di PieroLe favolacce sono storie ne’ vere ne’ false. Sono incubi alla luce del sole, vissuti da adolescenti senza speranza, che cercano un’appartenenza diversa dal degrado e dall’indifferenza. Dramma intenso, sofferto, pasoliniano; il “cupio dissolvi” dei fratelli d’ Innocenzo, che fanno centro al secondo lungometraggio. Impagabili tutti gli interpreti.
commento di VellocetDopo questo film guarderò le famiglie dei miei vicini in modo diverso.
commento di mosez78"Favolacce" è una sorta di libro narrato per immagini,dettagli e metafore,qui gli occhi dei bambini indagano e scrutano un mondo adulto brutale e superficiale.La periferia romana diventa una sorta di contenitore tra realtà,immaginazione e sogno dove non vi è la morale ma solo un pessimo finale.
leggi la recensione completa di GIMON 82Dopo la loro opera prima La Terra dell’Abbastanza, i fratelli d’Innocenzo fanno il bis con un’altra prova notevole. Stavolta il punto dei vista è quello dei bambini con una ”favola” amara e cruda, ma piena di poesia.
leggi la recensione completa di siro17Inserisci una fotografia enigmatica, calda, sfuocata, elegante. Inserisci una storia nera che toccca i bambini, gli innocenti, le vittime di una società deviata malata, irrispettosa. Inserisci una scrittura potente animata e resa viva da attori perfetti, con facce perfette, spietati genitori e figli conseguenti. Inserisci casette a schiera di provi
leggi la recensione completa di gaiartSicuramente nella top ten dei più brutti film mai visti,
commento di ndsMa perché? Una robaccia che non ha davvero nulla da dire e lo fa nel modo più noioso possibile. Ma nemmeno kubrick nel suo genio si dilungava così tanto. Voto meno di 0
commento di Sladkii