Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Volendo i film sulle pandemie si possono inserire in una categoria tutta loro, la dimensione e i confini narrativi sono in prevalenza quelli della fantascienza e dell’horror ma non mancano rappresentazioni dal taglio piu realistico e inquietante (vedi il recente Contagion di Soderbergh), del resto la tematica si può affrontare utilizzando toni e forme espressive diverse, di certo negli ultimi anni questo tipo di produzioni si sono moltiplicate come un virus senza controllo, ma la qualità non sempre ha raggiunto livelli accettabili, anzi.
E’ quindi un pò curioso scoprire nell'importante filmografia di uno dei più grandi registi (teatrale e cinematografico) del secolo scorso un film pienamente inserito in questo contesto ma che naturalmente affronta il tema con un rigore estetico e narrativo che le pellicole di oggi si sognano.
Del resto quando dietro la macchina da presa si presenta il grande Elia Kazan difficilmente si resta delusi, autore di un cinema impegnato e militante il regista turco (ma greco di origine) è stato a cavallo tra gli anni ’50 e ‘60 una delle figure più importanti della grande Hollywood, fondatore insieme a Lee Strasberg del famoso Actor’s Studio lanciò numerose star di primaria grandezza, miti immortali come Marlon Brando e James Dean bastano ed avanzano per definire la caratura professionale del Kazan scopritore di talenti.
Bandiera gialla arriva dopo il successo di critica de La barriera invisibile (vincitore di tre Oscar tra cui miglior film e miglior regia) e di Pinky, la negra bianca, pellicole che affrontavano con piglio deciso tematiche progressiste come l’antisemitismo e il razzismo, con Panic in the Streets, titolo originale ben più azzeccato del fuorviante adattamento italiano, Kazan continua il suo percorso artistico e mette in scena una drammatica e serrata vicenda di caccia all’uomo con sullo sfondo l’ombra di un nemico intangibile ma letale.
Al porto di New Orleans sbarca un clandestino armeno, si rifugia in una bettola con il cugino e altri balordi tra cui spicca il pericoloso Blackie (Jack Palance al suo esordio cinematografico), giocano a carte e l’armeno vince una bella somma ma dopo un po' decide di ritirarsi, non si sente bene ma i compagni di gioco (che hanno perso qualche dollaro di troppo) non gli credono.
L’armeno se ne va barcollando per la strada come fosse ubriaco, Blackie rivuole i suoi soldi e cosi insieme ai suoi uomini lo insegue e lo uccide, recuperano il denaro ma non possono sospettare che la loro vittima era malata sul serio...peste polmonare altamente contagiosa.
Quando le autorità mediche scoprono il corpo e la malattia che si porta dentro inviano il Dott. Reed (Richard Widmark) ad informare il sindaco, la polizia è scettica ma il sindaco non può rischiare e cosi incarica l’ispettore Warren (Paul Douglas) di lavorare con il medico e di rintracciare quanto prima gli assassini, il tempo però non è loro alleato, ci sono solo 48 ore prima che la peste esca dal suo periodo di incubazione per portare la morte in città.
Kazan non rinuncia al suo stile rigoroso e potente, pur privilegiando una messa in scena semi-documentaristica lascia spazio all’azione imprimendo al film un ritmo sostenuto e una tensione che sale di minuto in minuto, i colori, gli odori, il taglio studiato di alcune inquadrature (si veda la bellissima sequenza iniziale dell’uccisione dell’armeno) rimandano chiaramente al noir classico e la splendita fotografia di Joseph McDonald non fa che confermare questa impressione.
La bandiera gialla è quella che si mette sulle navi per segnalare la presenza di un’epidemia ma in questo caso il pericolo è molto più sfuggente perchè non circoscritto in una spazio definito, e così la città di New Orleans, con particolare attenzione alla zona portuale e ai quartieri piu malfamati diventa assoluta protagonista, si trasforma nello scenario immenso di una caccia spietata e di una lotta contro il tempo che sembra lasciare poche speranze.
Sarà l’occasione per sviluppare un plot teso come una corda di violino, una storia realistica che ben definisce i contorni sociali e umani di un america proletaria omertosa e sfuggente, che si chiude in se stessa e che teme le autorità, Widmark nel ruolo del Dott. Reed si danna l’anima scontrandosi più volte con l’ispettore Warren, ma tra i due alla fine nascerà un sentimento di rispetto reciproco che sarà determinante per la risoluzione del caso.
Se il soggetto firmato Edward e Edna Anhalt (premiati con l’Oscar) garantisce una solidità di trama inviadibile e una definizione dei personaggi perfetta, al resto pensa Kazan con la sua regia ficcante e con una direzione attoriale di altissimo livello, del resto una delle tante prerogative del regista era proprio quella di ottimizzare il lavoro del cast ottenendo sempre il massimo, Widmark controlla il suo personaggio con grande equilibrio evitando rischiose derive retoriche, Douglas non gli è da meno dando carattere ad un poliziotto inizialmente diffidente ma poi pronto a rischiare in prima persona, Jack Palance è una sorpresa assoluta, Blackie è un gangster di quartiere pericoloso che incute timore e che non esita ad uccidere, l’attore con la sua faccia spigolosa e i suoi occhi satanici lo rende credibile in tutta la sua violenza.
Molto buone sono anche le prove dei comprimari, a cominciare dal mitico Zero Mostel (attivissimo in teatro e poi scomparso dalle scene perchè inserito da McCarty nella sua famosa “lista nera”) e da Barbara Bel Geddes che interpreta la comprensiva moglie del Dott. Reed, in definitiva Bandiera gialla è un film dove ogni elemento funziona a dovere, forse uno dei primi film a trattare la tematica delle pandemie e a farlo con piglio realistico ma senza rinunciare allo spettacolo, al ritmo, all’azione, basta vedere la lunga e bellissima scena finale, ancora protagonista il porto e i suoi vasti magazzini, due uomini disperati e in fuga, l’ultima speranza è una gomena tesa a strapiombo sul mare, ma a bloccare la corsa del disperato malvivente ci pensa il disco metallico che impedisce ai topi di salire sulle navi.
Tra i grandi film di un grande regista Bandiera gialla è forse tra le opere meno considerate, errore imperdonabile perché la pellicola è di grande impatto e fascino, imperdibile per chi ama il grande cinema americano di un tempo.
Voto: 8
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