Regia di Cecil B. DeMille vedi scheda film
Il primo western sonoro di Cecil B. Demille, ambiguamente accreditato ad un romanzo di Zane Grey, amalgama liberamente i volti chiave dell’immaginario di frontiera: Buffalo Bill, Wild Bill Hickcock, Calamity Jane, Abramo Lincoln e il Generale Custer. I primi tre sono anche personaggi di un certo carattere, pistoleri ed avventurieri, personaggi insomma difficilmente incasellabili moralisticamente - forse Buffalo Bill -, mentre i secondi sono le figurazioni più classiche dell’orgoglio americano. Nonostante questo alcuni tra i più celebri volti della frontiera - mancano i migliori: Billy the Kid e Jesse James - vengono qui usati per creare l’aspettativa moraleggiate che negli anni ’30 serviva da collante agli Stati Uniti in cerca di una storia e di valori patriottici che li unisse. Il risultato è un film che varrebbe la pena vedere solo per Gary Cooper, troppo bello per giudicarne il personaggio snaturato che l’industria gli ha cucito addosso. Per il resto gli indiani sono tratteggiati come dei selvaggi solo ed esclusivamente cattivi, mentre il modello wasp è quello imperante e l’amor di patria e la giusta causa della nazione sono le sole virtù dell’archetipo americano. Quando invece, l’archetipo è il protagonista storico di John Fenimore Cooper, e la realtà era poi ben altra rispetto al mondo edulcorato che il cinema rimaneggiava per puri scopi politici. Il tono da commedia leggera inoltre aiuta il pubblico ad avvicinarsi a questi personaggi e quindi anche ai valori americani che veicolano. Lo stile di Demille “il grande” è retorico, e appaiono fuorvianti quelle critiche che con la scusa della contestualizzazione culturale dell’epoca non riescono a vedere in La Conquista del West uno dei peggiori esempi di western prima maniera.
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