Regia di Nicolangelo Gelormini vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - SELEZIONE UFFICIALE
Nancy vive in un quartiere popolare snaturato dal cemento che enormi cubi rinchiudono in sé, dando asilo ad alveari di vite che amalgamano persone ognuna occupata dai reciproci problemi e personali patologie e psicosi.
Nancy non parla da tempo, e questo preoccupa la madre, che la fa visitare anche da una distratta psicologa, oltre a sottoporla ad estenuanti sedute attraverso programmi televisivi a carattere pedagogico di insistenza irritante.
Ma perché Nancy non si riconosce nel suo nome di battesimo, quanto invece in quello di Fortuna?
E cosa è successo davvero al suo amico di giochi, precipitato dal terrazzo del palazzone in cui i ragazzini si incontravano per giocare?
Fortuna, opera prima e forte di un certo coraggio di Nicolangelo Gelormini, ha il merito di accollarsi sulle proprie ancora fragili spalle un racconto tremendo fatto di violenze ed omicidi perpetrato ai danni di minori innocenti, cronaca stilizzata e sin troppo impiastricciata di simbolismi, liberamente tratta da nerissimi e veri fatti di cronaca, divenuti poi oggetto di inchieste anche di noti programmi tv come Chi l'ha visto.
E se da un lato Gelormini ci offre spunti narrativi interessanti, come lo scambio di ruoli che, nella mente devastata della giovane protagonista, si verifica tra la madre amorevole e psicologa disinteressata, alcuni flash sulla presunta presenza di un orco violentatore ed assassino che si insinua nel ricordo rimosso di uno shock che interviene come autodifesa istintiva, e che nel suo vergognoso agire si scoprirà ciperto ed agevolato da presenze conniventi e infide quanto insospettabili di vicini di casa apparentemente senza macchia, dall'altro si perde in fuorvianti perdite di tempo che fiaccano il racconto per smarrirsi in fuorvianti ricerche estetiche e stilistiche utili solo a vanificare quasi tutto ciò che di lodevole è stato messo in cascina.
Inutili simbolismi ed artifici di regia intervengono poi a rendere più ostico e prolisso un racconto difficile e drammatico che, forse, avrebbe dovuto più privilegiare un avvicendamento più diretto e meno cervellotico della storia, puntando su una narrazione più diretta.
La tentazione poi di governare certe scelte stilistiche sin azzardate e tergiversanti, ambendo a destreggiarsi sul coté onirico ed enigmatico, può rappresentare una sfida galvanizzante.
Ma non tutti, anzi quasi nessuno, nasce con l'estro innato per cavalcare gli enigmi della mente alla David Lynch, anche se piacerebbe a tutti poter ambire a tali destrezze.
Fortuna, che riesce un pò a riprendersi nel finale straziante, tergiversa per troppo tempo, osa troppo e si infrange nel vuoto ostentato della sua ambiziosa quanto straniante ricerca stilistica voluta prima di ogni cosa, allungando a dismisura la vicenda, e rivelandosi alla fine come una soluzione più che altro autolesionista, inutile e sfarzosa, eccessiva almeno come la necessità, a mio modo di intendere inspiegabile, di conciare la carina bimba protagonista con una parrucca cotonata e stramba del tutto inutile, inverosimile, che la trasforma in una grottesca mini Tina Turner.
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