Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Il rampante ma coscienzioso ed onesto avvocato Robert Bilott, specializzato nella difesa delle industrie chimiche al soldo di uno studio legale assai noto ed avviato, viene convinto dalle insistenze della nonna, a seguire un allevatore suo conoscente, la cui mandria risulta decimata dalla presenza, negli immediati paraggi, di una discarica ritenuta innocua, ma invece rea di aver gravemente inquinato terra ed acqua in modo da arrecare danni incalcolabili a tutto l'ambiente circostante, e mettendo a repentaglio vite umane ed animali, seriamente compromesse da questo avvelenamento collettivo taciuto e fatto passare come una fissazione di gente locale bizzarra e poco attendibile.
Il nostro uomo, che per professione difende con successo le grandi multinazionali chimiche, si troverà, nel caso specifico, a doverne attaccare una, andando incontro a spiacevoli situazioni. Dapprima di imbarazzo e di immagine nei confronti del suo noto studio professionale, poi, man mano che le sue ricerche si infittiscono e trovano sempre nuovi, sconcertanti elementi a sfavore della multinazionale incriminata, lo stesso si troverà a divenire vittima di una sorta di cospirazione, in grado di mettere a repentaglio persino la propria incolumità personale e, circostanza ancor più grave, quella della sua ristretta cerchia familiare, afflitto da un crescente clima da minaccia circostante sempre più palpabile.
Tratto da uno dei numerosi casi di cronaca tristemente veri, che vedono impegnate inermi singole vittime a dover affrontare - in una sorta di scontro epico alla Davide e Golia - la potenza impari di una influente multinazionale piena di contatti e conoscenze in grado di porla in una posizione di vantaggio rispetto alla vittima, Cattive acque segna anche il ritorno in regia di un autore sensibile ed apprezzato come è da tempo Todd Haynes.
Ma, stavolta, l'altrove sensibile cineasta, si impegna a filmare una storia di soprusi e illeciti affari limitandosi a rappresentare, in sequenza concatenata, vicissitudini odiose e vessanti che, per quanto drammatiche e condivisibili, non appaiono altro che orchestrate con una collaudata professionalità che certo riconosciamo a Haynes, ma che non prevede alcun guizzo inventivo, né dal punto di vista narrativo, né tantomeno da quello inerente un estro visivo o scenico.
Una vicenda drammatica raccontata qui con una ordinaria verve che lascia spazio a situazioni tese, ma ampiamente prevedibili, ove la mano dell'autore non appare mai a conferire quel tocco di qualità che ormai avremmo dato per inevitabile, quasi scontato, trovandoci di fronte ad un autore altrove raffinato, degno garante di un qualche anche minimo spunto di originalità e classe.
Quanto agli interpreti, Mark Ruffalo lievitato a dismisura ed imbolsito quanto basta forse anche allo scopo di apparire più convincente, ed in questo progetto coinvolto anche come produttore esecutivo, si adopera a rendere un personaggio pacato ma anche ostinato come ne abbiamo già visto in svariate precedenti occasioni. Lo circonda un cast di professionisti di una certa fama e classe, come Anne Hathaway, Bill Pullman o Tim Robbins, che tuttavia, nonostante l'impegno indiscutibile, non riescono purtroppo a fornire ai rispettivi personaggi quella scintilla di originalità che li allontani da un sospetto assai fondato di stereotipizzazione senza scampo, ove il confine tra il bene e il male si trasforma in una linea di demarcazione inequivocabile sin dalla prima inquadratura di ogni personaggio, indipendentemente dal corso, peraltro din troppo tradizionalista e scontato, con cui procede la vicenda fino al suo epilogo.
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