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Il cattivo poeta

Regia di Gianluca Jodice vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il cattivo poeta

di laulilla
5 stelle

Perso, senza troppi rimpianti, al momento dell’uscita in sala e ora ricuperato su RAIPLAY, questo film mi ha colpita non sempre positivamente.

Anche se, come altri, non ho molto amato D’Annunzio (1863 -1938), come altri gli riconosco il merito di aver introdotto nella nostra cultura letteraria alla fine dell’800, per molti aspetti asfittica e accademica, alcuni necessari elementi di novità. 

 

Decisivi erano stati, per il cattivo poeta che si compiaceva del titolo di Vate – sentendosi superiore ai mediocri poeti e intellettuali italiani contemporanei – gli anni della sua formazione: le conoscenze e le frequentazioni legate ai numerosi viaggi fra i prestigiosi istituti scolastici italiani; la visita in Istria (1902) e soprattutto il trasferimento a Parigi dove, fra il 1904 e ìl 1915, egli soggiornò e condusse, con  Filippo Tommaso Marinetti e Claude Debussy  una vita dispendiosa e mondana, collaborando da editorialista (per il Corriere della sera) al dibattito politico prebellico.

 

Gianluca Jodice, regista e sceneggiatore di questo film ha cercato di presentare l’ultimo anno di vita di Gabriele d’Annunzio (Sergio Castellitto) nella solitudine malinconica e cupa del Vittoriale, ovvero delle stanze private nelle quali il Vate aveva predisposto e arredato gli spazi da dedicare alle proprie amicizie, agli amori e ai vizi segreti ai quali non intendeva rinunciare, la cocaina fra gli altri.

 

Da due anni era entrato in un’ambigua relazione d’amicizia con Giovanni Comini (Francesco Patané), il giovane federale della zona, al quale Achille Starace (Fausto Russo Alesi) ne aveva affidato, su ordine di Mussolini, la stretta sorveglianza: insistenti dicerie sul suo dissenso per l’arrivo a Verona di Adolf Hitler, il “nibelungo”, nonché “clown chapliniano”, mettevano in imbarazzo il regime che voleva sincerarsi che l’ingente quantità di denaro investito nel corso del tempo da Mussolini per compiacere i capricci e le stranezze bizzarre del Vate al Vittoriale, desse infine i frutti sperati.

Il compito di Comini, tutt’altro che semplice, era di spiare il comportamento del poeta, informarne Starace mantenendo una relazione amichevole con D’Annunzio, da lui sinceramente ammirato.

 

Seguendo le indicazioni storiografiche di Giordano Bruno Guerri, direttore generale della Fondazione Vittoriale degli Italiani dal 2014, il regista ha dato vita a un film che è un biopic sull’ultimo anno di vita del poeta, malinconico e deluso, ormai quasi inoffensivo per il  regime avviato alla guerra e saldamente alleato dei nazisti. Il rapporto con l’ingenuo Comini, da sempre leale, sembra mettere a rischio il futuro politico del giovanotto, sempre meno fascista, mentre strani personaggi si aggirano attorno al Vittoriale e tengono d’occhio la salute del poeta, pronti a utilizzarne la fine imminente e ancora una volta, narcisisticamente beffarda:
Ormai sono vecchio. E i vecchi amano solo la loro sopravvivenza. Per lo meno non sono gobbo come il recanatese: quanto basta per ribadire la mia irriducibile avversione per il “Vate”

 

Le cose migliori del film sono nella bellissima fotografia di Daniele Ciprì, scura e cupa che bene rende la cupezza malinconica del paesaggio lacustre, nei pressi di Gardone Riviera, nonché nell’interpretazione ottima di Sergio Castellitto.


Jodice confessa di aver evitato in ogni modo di replicare “Il conformista”, di Bernardo Bertolucci: che ci sia riuscito, è da dimostrare. Si potrebbe ricordare che la cocaina e lo sniffare trasgressivo è presente anche in Novecento.

Ricorderei anche un altro bel film sul periodo trattato da Jodice: Il sospetto, di Citto Maselli, uscito in Italia nel 1975 e interpretato da Gian Maria Volonté.
La cultura cinematografica dei nuovi registi è sicuramente debitrice di una tradizione di cui non devono vergognarsi.

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