Trama
1936. Giovanni Comini è stato appena promosso federale, il più giovane che l'Italia possa vantare. Ha voluto così il suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime. Comini viene subito convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabriele d'Annunzio e metterlo nella condizione di non nuocere. Il Vate, il poeta nazionale, negli ultimi tempi appare contrariato, e Mussolini teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler. Ma al Vittoriale, il disegno politico di cui Comini è solo un piccolo esecutore inizierà a perdere i suoi solidi contorni e il giovane federale, diviso tra la fedeltà al Partito e la fascinazione per il poeta, finirà per mettere in serio pericolo la sua lanciata carriera.
Approfondimento
IL CONTESTO STORICO
Tra il 1936 e il 1937, l'Impero d'Italia sta per raggiungere la sua massima estensione: dal Rodano ai Balcani, la Croazia, la Dalmazia, il Montenegro, l'Albania e la Grecia, e fino all'Africa, con la Libia, l'Eritrea, la Somalia e da poco anche l'Etiopia...
Ma i venti di guerra ora hanno cessato di essere una brezzolina primaverile, stanno iniziando a soffiare con un impeto sempre più minaccioso: la posta in gioco è sempre più alta, la costruzione dell'Impero deve proseguire e la preoccupazione di Mussolini è la massima compattezza interna. La polizia segreta, l'OVRA e gli altri mille tentacoli del regime controllano tutto e tutti, il Paese è un covo di spie e delatori, quasi ogni condominio, ogni singolo cittadino è controllato.
Gli italiani, l'opinione pubblica dev'essere eccitata dalla propaganda, deve orientarsi favorevolmente alle nuove alleanze in politica estera, al nuovo posizionamento dell'Italia nello scacchiere internazionale. E nessuno deve opporsi. Siamo sull'orlo di sconvolgimenti epocali…
Ed ecco le due personalità debordanti che combattono un duello più o meno sotterraneo da circa vent'anni: Mussolini e d'Annunzio. "Una cordiale inimicizia", come qualche storico l'ha definita.
Da una parte il Duce, condottiero indiscusso della nazione, e dall'altra il Vate, sempre più vecchio e in disparte. Tra loro si susseguono ora più che mai infinite, sottili schermaglie, perché d'Annunzio fascista non lo è stato mai (come avrebbe potuto d'altronde il suo slancio libertario e anticonformista affiancare lo spirito piccolo borghese, violento e clericale del fascismo?).
Questo il Duce lo sa bene, come sa bene che d'Annunzio ha ancora un seguito enorme, è un intoccabile, per il suo essere poeta internazionale, intellettuale europeo ed eroe di guerra. Qualsiasi parola di d'Annunzio, pronunciata o scritta, un appunto, una lettera, un articolo, ancor oggi può far tremare il regime.
E proprio in questi ultimi anni di vita del poeta (muore a settantacinque anni, il 1° marzo del 1938) corrisponde il progressivo avvicinamento tra Mussolini e Hitler. Il Duce, consapevole dell'avversità radicale del poeta nei confronti della Germania nazista, sottopone a uno stretto controllo il Vittoriale, inviando un giovane gerarca, lo zelante federale di Brescia Giovanni Comini. Con la specifica funzione di dissuadere qualsiasi mossa che il poeta potrebbe progettare per scongiurare e far fallire l'asse italo-tedesco.
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"Il cattivo poeta è un film sull'inverno della vita di un poeta, e di una nazione intera. Racconta l'ultimo anno di Gabriele d'Annunzio. E lo fa da un punto di vista particolare, quasi come fosse una storia di spie, basato però rigorosamente su fatti storici accertati. Un biopic, un film storico ma anche un thriller...
La lunghissima clausura, quasi un auto-esilio, di d'Annunzio dentro il Vittoriale volge al termine. La sua età avanzata, i suoi malanni, i suoi vizi, lo hanno portato a una depressione finale. Solo il rapporto che verrà a instaurarsi con la giovane spia, mandatagli lì da Mussolini, gli procureranno l'ultimo sussulto di vitalità e lo spingeranno a desiderare di contare ancora qualcosa. E come nel più classico dei noir, si fronteggiano mondi contrapposti: da una parte un luogo chiuso, isolato, come il Vittoriale, dall'altra la realtà esterna, la dimensione politica con i suoi torbidi movimenti.
La grande Storia e le piccole storie. E poi il vecchio e il giovane, le due donne rivali, il Duce e il Vate…
Le immagini che fin da subito mi si sono presentate davanti agli occhi avevano le tonalità degli interni del Vittoriale, colori "pesanti", profondi, gialli, neri, verdi… tonalità che creano la patina del tempo, così essenziale a dare credibilità a un racconto storico. Naturalmente, ho pensato a molti film… cercando di non pensare mai a Il conformista. Un film troppo fatato, troppo importante, troppo inavvicinabile. "Vicino" soltanto per l'epoca che racconta e per la scelta di raccontare il regime dall'interno (cosa di cui si sono fatti carico pochissimi film italiani fino ad oggi). Se devo pensare a dei riferimenti più recenti, penso sicuramente al Sokurov della trilogia del potere (Moloch, Toro, Il sole), su tre grandi potenti del Novecento: Hitler, Lenin, Hiroito. Alla sua regia evocativa, al suo tocco intimo e indiscreto nell'affrontare la grande Storia.
Ho cercato una regia pulita, controllata, che sapesse far parlare eventi e personaggi. Una luce scolpita, dal taglio antico, con un ritmo di montaggio che prendesse anche lui a modello la classicità dei grandi film storici. Un film a colori, ma con il rigore e l'eternità del bianco e nero".
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (17) vedi tutti
Film malinconico, cupo, ben confezionato ma noioso
commento di Artemisia1593Film assai sul triste andante ma comunque non appassiona molto.voto.4.
commento di chribio1Un film dove solo la bravura di Castellitto (l'unico tra l'altro di cui si capisca cosa dice) evita un giudizio mediocre sia per un certo eccesso di bonomia nel personaggio di Corini,che appare fin troppo ingenuo anche per essere un semplice balilla (figurarsi un federale..) sia per un D'Annunzio riflessivo e depressivo, aspetto su cui si è calcata
leggi la recensione completa di galavernaPerso, senza troppi rimpianti, al momento dell’uscita in sala e ora ricuperato su RAIPLAY, questo film mi ha colpita non sempre positivamente.
leggi la recensione completa di laulillaUn film importante con un Castellitto moderato
leggi la recensione completa di ilpadredituttiUn film venato di struggente malinconia e ineluttabilità. Apprezzabile la ricostruzione storica, buona l'interpretazione di Castellitto, un po' troppo perennemente sbalordita invece l'espressione del giovane protagonista. Nel complesso un'ottima opera d'esordio per Jodice, regista e sceneggiatore.
commento di ssiboniJodice mostra qui una buona dose di coraggio e di spregiudicatezza che spesso manca agli esordienti. Questo gli fa onore. Purtroppo perògli manca ancora l’esperienza necessaria per portare a casa un risultato totalmente positivo. Ne esce fuori un film ben impaginato che a tratti mostra un certo fascino ma anche un eccesso di velleitarismo.
commento di (spopola) 1726792grandi invenzioni: Il cattivo federale scaglia il telefono da qualche parte ("gli è scappato" -dirà) e prende a calci la scrivania ... grandi meriti: la fiction dura solo una puntata ...
commento di kahlzerInteressante nell'insieme, ben confezionato, ma statico.
commento di GabryLedIl cattivo poeta di Gianluca Jodice. Biopic sul Vate, focalizzato sul rapporto che ebbe col giovane federale Giovanni Comini, inizialmente mandato per sorvegliare la più autorevole spina nel fianco del regime, poi sedotto dal suo carisma e dalle resistenze etico-culturali nei confronti dell'alleato tedesco. Castellitto, misuratissimo, offre un D'A
commento di simonebulleriBiopic sugli ultimi anni di vita di Gabriele D'Annunzio. Ottimo Castellitto. Discreto il film
leggi la recensione completa di Furetto60Note positive solo per la ricostruzione d'ambiente ed il trucco di Castellitto comunque sprecato nella parte di un d'Annunzio che non si prende per niente la scena. Banalizzazione estrema del regime fascista, come di norma, con un Mussolini che si muove quasi da sembrare il Gabibbo. Ci voleva ben altro per celebrare la grande Storia.
commento di bombo1Il mito sfiora il ridicolo nel suo eremo lacustre, assediato dall'incipiente demenza e da un regime da avanspettacolo popolato di macchiette. Il nostro federale è tanto fesso che poteva non sapere. La riscrittura del ciarpame della Storia non merita una storia a sé.
commento di maurizio73Lento e plumbeo dall'inizio alla fine,il federale Comini ruba la scena a D'Annunzio,si puo' vedere anche se un po' prolisso...
commento di ezioLento nelle scene, lento nei banali dialoghi. Mediocre.
commento di gruvierazFilm ben realizzato e ben recitato, a tratti lento ma efficace nel comunicare il senso di inevitabile tragedia imminente.
commento di Utente rimosso (dilo)gli ultimi anni di vita di un D'Annunzio profetico, che vedeva nell'alleanza Hitler-Mussolini un destino infausto per l'Italia e gli italiani
commento di argo979