Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
Perchè parlare di una crosta come "Il Mio West"? Perchè rappresenta la quintessenza, il non plus ultra del peggio del cinema italiano attuale. Da dove si potrebbe cominciare? Bella domanda, visto che ce n'è parecchia di robaccia su cui discutere. Innanzitutto possiamo dire, a scanso d'equivoci, che "Il Mio West", a dispetto del titolo, a dispetto delle location, a dispetto della trama di base, a dispetto di tutto, NON è un film western, ma solo e soltanto l'ennesima, milionesima commedia buonista nazionale travestita con altri panni. Giovanni Veronesi e Leonardo Pieraccioni (colpevoli, tra le altre cose, della sceneggiatura) non hanno mai neanche minimamente voluto omaggiare il genere, nè quello classico americano, nè tantomeno la sua versione italiana "spaghetti-western"; anzi, mi pare che due abbiano quasi in odio questo tipo di cinema, tante sono le forzature inserite nello script. Primo errore su tutti è stato quello di scrivere un film dove i personaggi, al di là del periodo storico, ragionano secondo i peggiori ed insopportabilmente buonisti luoghi comuni di cui è infarcita la nostra società odierna; prendiamo il protagonista "Doc" Pieraccioni, medico del paese, autentico concentrato di queste amenità perbeniste: siamo nel far west, eppure Pieraccioni trova il tempo di essere contro la violenza e le armi (pacifismo da due soldi), non uccide gli animali (animalismo spicciolo), di conseguenza non mangia carne (veganesimo becero), in più ha sposato una pellerossa quando tutte le ragazze del saloon stravedono per lui (multiculturalismo odioso). Ma poi (forzatura da record), qualcuno mi spieghi cosa ci trovano di affascinante le tipe del saloon in un personaggio (quello di Pieraccioni) che si muove a passo d'anatra (per tutto il film mantiene, tra l'altro una camminata ridicola) e una faccia con delle espressioni così ridicole da essere totalmente fuori luogo rispetto al film stesso. Ecco, difatti, un altro grande handicap del film: il protagonista totalmente inadeguato; Pieraccioni, nel suo limitato talento, può solo aspirare a girare le sue commediole romatiche con le ragazze sudamericane; qui, visto che poi la trama prende una direzione drammatica (molto blanda), mette in mostra la sua totale incapacità nel recitare ruoli seriosi: cerca di essere meno brillante rispetto agli altri suoi film, ma certe sue battute e certi sketch (tipo quello del vecchio moribondo) sono del tutto fuori luogo, visto che servono solo ad allungare il brodo senza avere una vera necessità ai film della trama.
Leonardo Pieraccioni: cowboy della Toscana.
Vogliamo parlare del resto del cast? Ma sì, facciamoci del male. Harvey Keitel e David Bowie: due note veramente dolenti, perchè spiace vedere due professionisti (loro veri attori al contrario di Pieraccioni) buttarsi via per pure ragioni alimentari dentro ad un minestrone del genere. Quando entrano in scena, il film ha un sussulto poichè, come bravura, sono diverse spanne sopra tutti gli altri, ma sono i loro personaggi ad essere stati scritti male: Keitel è un vecchio pistolero stanco che torna a casa dal figlio Pieraccioni (che padre sfortunato) appendendo la pistola al chiodo, mentre Bowie è un pistolero con tendenze sadiche che vuole sfidare a duello Keitel per la fama, per poter essere considerato il migliore. Detta così, la trama avrebbe funzionato puntando tutto solo su questi due personaggi e gettando nel gabinetto il resto; invece il tanto agognato duello tra i due pistoleros non arriva (nè arriverà mai), perchè il film si perde verso altre direzioni che lo rendono lento, verboso e privo di alcun vero interesse. Insomma, si parla troppo e non si spara praticamente mai. Personalmente, mi ha dato fastidio il trattamento riservato al personaggio di David Bowie: il Duca Bianco - già bravo attore in opere che vanno da "L'uomo che cadde sulla Terra" fino a "The Prestige" - riesce a restituire al suo personaggio una certa vena di pazzia nella sua malriposta ricerca di fama (tanto da portarsi dietro la fotografa di fiducia per immortalare le sue imprese); il personaggio di Bowie pare di essere sempre sul punto di esplodere nelle sue potenzialità di villain, invece, alla fine si sgonfia come un palloncino, visto che la sceneggiatura lo tiene, per buona parte della pellicola, inchiodato all'interno del saloon a far niente e ad aspettare invano il duello con Keitel. In più, ulteriore presa per i fondelli verso gli spettatori, nel duello finale viene viene ucciso NON da Harvey Keitel (come sarebbe stato lecito attendersi), ma dallo scemo del villaggio che gli spara e lo colpisce per pura fortuna: David Bowie pistolero più incapace del west, altro che nemico mortale. Il già citato pazzo del villaggio - Joshua - è un personaggio insopportabile già dai primi minuti nel suo essere così sempre sopra le righe come recitazione, tutta mosette isteriche e farneticazioni urlate; Alessia Marcuzzi, nel ruolo di una prostituta del saloon, non è un'attrice (e si vede) ed è stata sicuramente ficcata nel film solo perchè famosa tra il pubblico televisivo. Ringraziamo il personaggio di Bowie quando, a metà film, la stende con una pistolettata senza alcuna pietà. E veniamo a Jeremiah, l'insopportabile figlio di Pieraccioni: l'intera vicenda è raccontata attraverso gli occhi del bambino (e già questo è un macroscopico errore che ammazza l'atmosfera western), il quale descrive ogni singolo avvenimento del film attraverso la sua voce fuori campo. Ho notato che questa pratica (quella della voce fuori campo) è stra-abusata dal cinema italiano attuale ed è piuttosto odiosa, perchè sembra che gli spettatori vengano trattati come dei cretini, avendo bisogno di qualcuno che, durante tutta la durata del film, spieghi loro quello che succede.
Marchette di talento: Harvey Keitel e David Bowie.
Giovanni Veronesi, come regista si dimostra pigro, mettendo in scena una vicenda barbosa e, come sceneggiatore (in combutta con Pieraccioni) dimostra di non conoscere per niente il genere western inserendo dentro al film, di forza, tutti gli stereotipi del genere, ma senza utilità di sorta per la trama, se non quella di "fare numero". I soldati a cavallo, i pellerossa con il loro accampamento, le ragazze del saloon: tutti personaggi che entrano e spariscono di scena senza un reale motivo; insomma, quello che Veronesi sembra non aver capito è che non basta una manciata di clichè western buttati a casaccio per fare un film che possa anche solo assomigliare ad un western vero. "Il Mio West", in conclusione, è utile per capire il grado di ipocrisia e pigrizia produttiva che il cinema italiano ha raggiunto in questi anni. Irritante.
Locandina (fatta male) del film.
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