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Il Regno

Regia di Francesco Fanuele vedi scheda film

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La recensione su Il Regno

di mck
7 stelle

Nel Regno dei Coeli.

 

 

Il Regno”, ovvero la parafrasi feudale di “Lazzaro Felice” (mezzadria) e “Liberi Tutti” (cohousing) e quella in carne ed ossa di “Forge of Empires” (ed è utile anche come disintossicante dal gioco di strategia online dei crucchi della InnoGames), è la più che gradevolissima e convincente (il ragazzo si farà) opera d’esordio nel lungometraggio di Francesco Fanuele (classe 1988, scuola Gianni Amelio) che, appoggiandosi ad un gran cast...

[Stefano Fresi (“Smetto Quando Voglio”, “i Delitti del BarLume”), il doppelgänger più pacioccone di Giuseppe Battiston (lo si apprezzerebbe in una versione all'amatriciana/gricia di Falstaff), alle prese con un character twist che ammazzerebbe ogni bimbominkia d'ogni età sopravvissuto a quello (millantato e mistificato) di Daenerys in GoT, e Max Tortora (“la Terra dell’Abbastanza”, “Sulla Mia Pelle”), comico nel vero, puro e tragico senso del termine, ed autentico ed incontestabile valore aggiunto, non hanno bisogno di presentazioni, e qui viaggiano su livelli di complice sguaio altissimi, degni se non eredi, epigoni, della miglior Commedia all’Italiana; Silvia D’Amico - già indimenticabile in “Non Essere Cattivo”, “Orecchie”, “l'Ospite”, “Finché c’è Prosecco c’è Speranza” e cavallerizza in “Hotel Gagarin” - (non) ha smesso di crescere ed ora è una conferma fatta e rifinita che dev’essere valorizzata; Fotinì Peluso, giovanissima via di mezzo fra Miriam Leone e Matilde Gioli (che, si sa, sono la stessa persona tanto quanto Michelle Williams / Carey Mulligan e Jessica Chastain / Bryce Dallas Howard: “Fact!”); e poi: Agnese Nano, Paolo Buglioni (voce storica del doppiaggio cine-televisivo italiano), etc…]

...e sbattendosene della plausibilità, ovvero della sospensione dell’incredulità (che non interviene perché non ce n’è bisogno alcuno), come in “the Nest - il Nido” e (magnificamente) “the Village”, e pur essendo a tratti raffazzonato come lo sono “Laggiù nella Giungla” e (meravigliosamente) “Non Ci Resta Che Piangere”, allarga all’ora e mezza il suo cortometraggio (con Maurizio Mosetti nella parte che sarà poi affidata a Max Tortora) portato come esame finale del triennio di regia del centro sperimentale di cinematografia romano.

 


La sceneggiatura è scritta dallo stesso regista con Stefano Di Santi (“La Prima Pietra”) partendo da un soggetto loro e di Bernardo Pellegrini (“Non Uccidere”).
Fotografia, naturale e realist(ic)a (molto bella la brevissima scena, fra le pochissime ambientate oltre gli acri del feudo sulla Salaria, col protagonista affacciato dal balcone sui casermoni del quartiere-dormitorio), di Gherardo Gossi (tra i tanti: "la Cosa", "il Caso Martello", "Anime Fiammeggianti", "i Nostri Anni", "Velocità Massima", "Lavorare con Lentezza", "l'Orizzonte degli Eventi", "il Passato è una Terra Straniera", "Cosmonauta", "Pietro", "Ruggine", "Diaz - Don't Clean This Blood", "la Scoperta dell'Alba", "Via Castellana Bandiera", "la Mia Classe", "Sole Cuore Amore", "la Profezia dell'Armadillo", "18 Regali"). Montaggio: Julien Panzarasa. Musiche: Umberto Smerilli. Scenografia: Marcello Di Carlo. Costumi: Eva Coen. Produzione: Fandango (Domenico Procacci e Laura Paolucci) e Rai Cinema (più Regione Lazio e MiBACT).

 


Giacomo riuscirà nell’impresa di arrivare - senza ATAC, ma celer...mente - là dove suo padre fece di tutto per non finire: nel Regno dei Coeli.

* * * ¼ (½)    

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