Regia di Apichatpong Weerasethakul vedi scheda film
74° FESTIVAL DI CANNES – IN CONCORSO
Apichatpong Weerasetakul, al suo primo film internazionale fuori dalla natia Thailandia, migra in Colombia per girare con una grande signora inglese come Tilda Swinton.
La Swinton è la britannica Jessica, in Colombia al capezzale della sorella malata, che inizia a sentire uno strano suono, simile a “una palla di cemento che cade in un pozzo". Si rivolge dapprima ad un ingegnere del suono di nome Hernan, che successivamente sparisce come se non fosse mai esistito. Durante lo scavo di un tunnel vengono ritrovate antiche ossa. Hernan è anche il nome di un uomo che squama pesci sulla riva di un torrente, anzi è un appartenente ad una specie incapace di sognare. Il saggio si spegne letteralmente per interminabili minuti, prima di riprendersi e accompagnare Jessica nella sua casetta, dove ci si rende conto che la donna è in grado di accedere ai ricordi di Hernan, perché lui è come un disco rigido e lei come un’antenna in grado di captarne la memoria, di cui fa parte anche il misterioso rumore.
Apichatpong ne trae un'opera magnetica, in cui il regista non rinuncia al suo stile lento e contemplativo, ma riesce comunque a tenerci avvinti per oltre due ore al mistero del suono emergente dagli abissi della memoria. Lo contraddistingue una vena surrealista (Salvador Dalì viene anche citato da una dottoressa come esempio di chi ha saputo vedere la bellezza nel mondo), mentre l’ossessivo e misterioso suono ha qualcosa di lynchiano.
Il regista compone lunghi piani sequenza a macchina fissa (vedi il dialogo tra Jessica ed Hernan sulla riva del fiume o il sonno simil-mortale di Hernan), e sceglie di evitare i primi piani, mostrandoci i personaggi sempre ad una certa distanza; solo verso il finale vediamo più da vicino il volto della Swinton.
Pur privata del primo piano, l'attrice inglese riesce lo stesso a regalare un'altra delle sue intense interpretazioni, tra l'altro in gran parte recitata in spagnolo.
Un film profondo e riflessivo quanto criptico, seppure comunque più accessibile dell'ostico Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti con cui vinse la Palma d'oro nel 20120.
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