Regia di Apichatpong Weerasethakul vedi scheda film
La Visione di questo 'Memoria', del regista thailandese dal nome impronunciabile, può essere descritta come: un viaggio sensoriale lontano dalla razionalità e da una univoca comprensione.
Con un rumore di fondo che ci avvolge per tutta la durata della pellicola si rischia continuamente di perderci nelle astrusità e nei (falsi) misteri che permeano questa pellicola fatta per stordire,al tempo stesso affascinare ma perlopiù incuriosire lo spettatore più resiliente.
Una esperienza visiva, costellata di ataviche visioni, (fascinazioni antropologiche alla Malick di 'Tree of Life') dove i personaggi reali si alternano a personaggi astratti che si trovano in bilico tra l'essere 'presente' e tutto ciò che si trova nei meandri della mente o nel bagaglio di esperienze e di eredità spirituali condivise con gli altri riuscendo ad instaurare un rapporto di intima 'comunanza'.
Più che memoria (intesa come ancestrale) mi piacerebbe che si parlasse di 'ricordi': quelli che riaffiorano in sogno durante le notti più turbolente oppure quelli che si nascondono negli angoli più impenetrabili della mente e che sfuggono alla ragione.
Tilda Swinton si conferma l'attrice che abbiamo iniziato ad amare da Orlando, androgena, affascinante, mai banale che dopo Bela Tarr riesce a lavorare con un altro regista 'difficile', con il proprio stile personalissimo, in questo progetto nel quale ricopre anche il ruolo di produttrice esecutiva.
Consigliato ma non per tutti.
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