Regia di Aldo, Giovanni e Giacomo, Massimo Venier vedi scheda film
Prima parte buona, seconda decisamente scadente, disorientata. Citazionismo posticcio (da Nick Manofredda a Pulp Fiction), improvvise esplosioni di violenza, qualche battuta riuscita, una storia surreale, tutto racchiuso in un quadro da road movie - di nuovo? - che, in fin dei conti, risulta essere gratuito e abusato, sfruttato male. Così è la vita non fa ridere, talvolta si presenta come giustapposizione di sketch plastici incollati con lo sputo, con due protagonisti su tre improbabili e, cosa peggiore, insopportabili, oltreché presuntuosamente alla ricerca di una morale da affermare, della quale il regista e i tre comici si ritengono, probabilmente, depositari e provvisti di tutti i crismi necessari per urlarla all'Italia cinematografica e non. La virata favolistica, onirica, oltremondana, ambientata nel bucolico cimitero lontano dagli occhi e lontano dal cuore, è ridicola, non-credibile, frutto quasi di un'improvvisazione laddove lo script aveva dovuto fare i conti con una strada sbarrata, un vicolo cieco dal quale gli autori non sapevano come uscire. L'inseguimento nel bosco, poi, è montato male, così come poco digeribile è la colonna sonora. Ma se al pubblico piace(va), niente in contrario.
Tuttavia, sappiamo bene come il cinema italiano, alla fine degli anni Novanta (e come accade, ahinoi, tuttora) soleva (e suole) cibarsi di personaggi e meccanismi televisivi che non sempre, sul grande schermo, si rivelano pienamente vincenti. In questo caso, siamo ampiamente al di sotto della sufficienza, con un risultato inferiore al comunque godibile Tre uomini e una gamba, del quale regista e attori non riescono a replicarne l'estro e la spontaneità che lo contraddistinguevano e, in certo senso, finivano per elevarlo rispetto ad analoghi prodotti di quegli anni. Ma i secondi tentativi, si sa, spesso sono soltanto l'ombra stentata e ripetitiva dei primi. Così è la vita...
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