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La conquista del West

Regia di John Ford, Henry Hathaway, George Marshall vedi scheda film

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La recensione su La conquista del West

di munnyedwards
8 stelle

 

Dal punto di vista realizzativo ci troviamo forse di fronte al piu grande western di tutti i tempi, una apoteosi celebrativa dell’epopea americana e della nascita di una nazione, o per meglio dire, un resoconto quasi documentaristico (nelle intenzioni, ma romanzato nella forma) di come fu scoperto, colonizzato e alla fine conquistato il "Nuovo Mondo".
E per mettere in piedi questo maestoso spettacolo la Metro-Goldwyn-Mayer si affida ad un cast stellare dalla grandezza spropositata e a ben tre registi, gente del calibro di Henry Hathaway, George Marshall e John Ford (più il non accreditato Richard Thorpe).
Ma non è finita qui, La conquista del west venne girato con la particolare e rivoluzionaria tecnica del Cinerama, un sistema di ripresa al tempo innovativo (con tre cineprese poste a semicerchio) che dava una profondità di campo notevole e una resa cinematografica a dir poco stupefacente.

La grandezza di How the West Was Won è la grandezza del West, dei grandi spazi ancora inesplorati e del senso assoluto di libertà che muove tutti i personaggi in scena, uomini solitari, avventurieri, coloni che sfidano l’ignoto e donne coraggiose pronte a tutto, alla fine tutti vinti da un indole romantica che li spinge ad andare oltre.
Il film è diviso in cinque parti con fasce temporali ben distinte, ad unire i vari spezzoni c’è la voce di un narratore (in originale Spencer Tracy) che delimita i vari avvenimenti in precisi contesti storici, inoltre sono i personaggi a fare da ponte tra un mini-film e l’altro creando una continuity abbastanza stretta.

 

Risultati immagini per How the West Was Won

 

The Rivers
Il burbero colono Zebulon (Karl Malden) si sposta con tutta la famiglia verso le inesplorate terre dell’Ovest, lo accompagna la moglie fedele e i tre figli, le splendide Eve e Lily più il piccolo e malaticcio Zeke, nel corso della loro avventura incontreranno il montanaro Linus Rawlings (James Stewart) ma anche un gruppo di temibili pirati che bazzicano la zona e che uccidono chiunque gli capiti a tiro.
Diretto da Henry Hathaway è un incipit folgorante per la bellezza dei paesaggi descritti, le grandi montagne, i fiumi che tracciano la via da seguire ma che allo stesso tempo sono trappole mortali per chi osa affrontare la veemenza della natura.
Grande Karl Malden con il suo monologo sui sassi ad inizio film (mi diverte ogni volta) mentre il personaggio di Stewart appare un pò troppo sentimentale per essere credibile come rude uomo delle montagne, comunque sono le figure femminile delle giovani figlie di Zebulon a lasciare il segno, due prototipi di donna del west agli antipodi, la sentimentale e sognatrice Eve (Carroll Becker) e la piu combattiva e risoluta Lily (la compianta Debby Reynolds) che sarà poi protagonista del secondo episodio.
Da segnalare la presenza di un irriconoscibile Lee Van Cleef nel ruolo di un pirata.

 

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The Plains
Diversi anni dopo ritroviamo la “ribelle” Lily ballerina scatenata nella città di Saint Louis, donna di mondo e indipendente sembra aver conquistato il tipo di vita che sognava, ma le cose possono andare ancora meglio, a quanto sembra un vecchio amante le ha lasciato in eredità una miniera d’oro molto fruttuosa, l’unico problema è che si trova in California.
Lily si aggrega quindi alla carovana di Roger Morgan (Robert Preston) e parte per le selvagge terre dell’Ovest, a tallonarla marcandola molto stretta il furbastro giocatore d’azzardo Cleve Van Valen (Gregory Peck) che, fiutato il profumo dell’oro, sembra deciso ad entrare nelle grazie della donna.

Ancora Hathaway dietro la macchina da presa per questa ottima seconda parte, e non solo per la spettacolare scena dell’attacco indiano ma proprio per la caratterizzazione della figura di Lily, una donna del west lontana dai canoni classici che trova nel personaggio di Van Valen un compagno dalla stessa indole libertina.
Bravissima Debby Reynolds, dinamica nelle scene di canto e di ballo (è questa la sua dimensione) ma perfettamente in parte nei duetti con il sornione Gregory Peck, stavolta in un ruolo meno eroico che l’attore ricopre con la solita classe e personalità.
Menzione speciale per la sei volte candidata all’Oscar Thelma Ritter (Eva contro Eva, La finestra sul cortile, L’uomo di Alcatraz, Gli spostati) qui nel ruolo di una anziana in cerca di marito.

 

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The Civil War
Siamo nei primi anni del 1860, la guerra civile è alle porte e la storia ci riporta nell’Ohio, è qui che Eve e Linus si sono stabiliti formando la loro famiglia, una famiglia destinata a dividersi a causa della guerra con la partenza di Linus e poi del giovane e irrequieto figlio Zeb (George Peppard).
Dei cinque capitoli che compongono il film questo è quello dalla durata piu breve e l’unico diretto da John Ford, un Ford più intimista e meno dinamico del solito, dall’impostazione quasi teatrale, che non lascia una particolare impronta sulla pellicola.
Comparsata di lusso per John Wayne nel ruolo del Generale Sherman.

 

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The Railroad
Union Pacific e Central Pacific, le due grandi compagnie ferroviarie si sfidano da est e ovest nelle vastità delle pianure e delle barriere montuose, la nascita del cavallo d’acciaio e la definitiva conquista di un territorio ormai in mano a speculatori e affaristi.
Zeb Rawlings non ha più lasciato l’esercito e per conto dei militari si occupa della sicurezza degli operai guidati dal viscido Mike King (Richard Widmark), gli interessi della compagnia sono ovviamente predominanti e il rischio di una guerra indiana è ormai imminente, toccherà allo stesso Zeb con l’aiuto dello scout Jethro Stuart (Henry Fonda) impedire che questo avvenga.
Diretto da Geoge Marshall è forse l’episodio piu politico dell’intera cinquina, siamo ancora lontani dal revisionismo storico che segnerà il genere nel decennio successivo ma le ingiustizie dei bianchi invasori sono ben rese da Marshall.
La civiltà e il progresso avanzano inesorabilmente e mentre tutt’intorno si contano i cadaveri Richard Widmark in sella al suo cavallo acciaio prosegue spedito verso il suo destino.

 

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The Outlaws
Protagonista ancora lo Zeb Rawlings di George Peppard, abbandonato l’esercito è diventato sceriffo e vive pacificamente con la sua famiglia, il ritorno all’ovile della zia Lily (che nel frattempo con il suo compagno Van Valen ha avuto la fortuna/sfortuna di fare e disfare ben tre ricchezze) gli fornisce l’occasione per trasferirsi nella vecchia tenuta di famiglia.
Ma l’arrivo in città del bandito Charlie Gant (Eli Wallach) cambia i suoi programmi e lo porta su un treno che trasporta oro che proprio da Gant e da una banda di fuorilegge viene assaltato, lo aiuta un altro coriaceo sceriffo interpretato da Lee J. Cobb.
Classico tema western quello della rapina al treno, a dirigere questo episodio conclusivo ancora l’ottimo Hathaway che in particolare nell’ultima e spettacolare sequenza mette in scena tutto il suo talento.

 

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Western classico che punta alla celebrazione del sogno americano, tutto e grande in questo film ad iniziare dagli attori chiamati in causa finendo con i registi e i tecnici, leggendarie le musiche che mischiano partiture originali e classici della tradizione americana, spettacolare la fotografia (LaShelle), quasi tre ore di grande cinema western tra molti alti e pochi bassi, cadute di ritmo forse inevitabili in un filmone di questo tipo, piccole stonature che comunque non pregiudicano il valore dell'opera.
Western dai costi molto alti ma dagli incassi altrettanto soddisfacenti, otto furono le Nomination e tre gli Oscar vinti nel ’63 (Sceneggiatura originale a James R. Webb, montaggio e sonoro).

Voto: 8

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Ultimi commenti

  1. steno79
    di steno79

    La struttura ad episodi non mi ha attirato in questo caso e infatti non me lo sono mai procurato, ma vedo che tu ne parli molto bene... l'episodio di Ford è quello che ti ha colpito di meno? Vedo che ebbe successo anche con l'Academy che di solito ha sempre snobbato i western, anche i capolavori di Ford e Hawks... un saluto e ancora complimenti

    1. munnyedwards
      di munnyedwards

      Il film rientra tra i classici del genere ma sopratutto è un film celebrativo dell'epopea americana, credo sia questo aspetto ad aver colpito l'Academy, è un film che dura più di tre ore e che ha momenti pochi riusciti ma anche altri veramente molto belli, in più la tecnica del Cinerama valorizza molto il film, io ho l'edizione DVD in 3 dischi, i frame che ho messo li ho presi da lì e ti assicuro che visto su un grande schermo (o per chi può tramite proiettore) fa veramente una grandissima figura, so che è uscito anche in BD ma già la qualità del DVD è molto buona.
      Il frammento di Ford è molto breve, ambientato in un campo nordista, come detto c'è Wayne in un piccolo ruolo ma nel complesso non è tra le parti migliori del film. La mia preferita è quella diretta da Marshall sulla ferrovia, c'è un grande Widmark.
      Ciao Stefano!

  2. ezio
    di ezio

    e' un po' il "canto del cigno" di un genere che ha tanti estimatori,che solitamente lo mettono in seconda fascia,come tutti i film a episodi alcune cose le ho preferite....altre meno,pero' e' innegabile che va visto....grazie Max di averlo presentato ovviamente.

    1. munnyedwards
      di munnyedwards

      Sono d'accordo, si può leggere come la chiusura di un epoca, di un certo modo di raccontare il west, nonostante questo tecnicamente è un film molto valido impreziosito da bellissime scene d'azione e valorizzato dal Cinerama (tecnica poi abbandonata per gli alti costi).
      In più c'è un grandissimo cast...che è sempre un valore aggiunto.
      Grazie del commento...Ciao!

    2. ezio
      di ezio

      grazie a te Max.....

  3. passo8mmridotto
    di passo8mmridotto

    ...grande, Max, semplicemente grande! Finalmente è arrivata la buona occasione per rivederlo. Grazie per averlo riproposto. Un salutone. Antonio.

    1. munnyedwards
      di munnyedwards

      Grazie Antonio...guarda io l'ho rivisto questi giorni in tv, non ricordo se lo dava Iris, se non lo hai in DVD guarda la programmazione tv :)
      Un saluto :)

  4. Neve Che Vola
    di Neve Che Vola

    A me non piace particolarmente, ho preso il blu ray ma non l'ho mai rivisto se non per verificarne la (eccellente) qualità. Ricordo una visione da bambino, al cinema (non in cinerama): fui disturbato, anzi traumatizzato, da quella scena all'ultimo, dove SPOILERS il West viene sostituito da quell'orribile carellata sul mondo odierno, dopo che il West è stato conquistato SPOILERS fu come aver unito il sacro al profano, e per di più lodandosi da soli (ma è appunto lo scopo ignobile del film, non tanto verso gli indiani, quanto verso di me, appassionato di western) di aver cancellato la bellezza della natura sostituendola con quei tumori urbani, al suono di una bella canzone come How the West Was Won. È un anti-western, in definitiva: il mito del West sopravvive a patto che i pellirosse continuino a proiettare la loro ombra minacciosa, e i "buoni" (si possono benissimo anche invertire i ruoli) a difendersi e a colonizzare. Se riescono nell'impresa di colonizzare, io spettatore non posso che dolermi come fece John Wayne in Hondo, i musi rossi dobbiamo eliminarli sì ma a patto di non riuscirci mai, il sabato del western è un giorno che non deve avere mai fine (tempo fa volevo appunto scrivere un post dal titolo "il sabato del western"), neanche per scherzo.
    Per il resto, sì, è un film molto ben fatto come dici tu.

    1. munnyedwards
      di munnyedwards

      Hai ragione, quella scena finale è un pugno nello stomaco, non l'ho mai gradita neanche io, è una sequenza che segue però l'intento celebrativo/storico del film mostrando la definitiva conquista del west e la nascità del mondo moderno, con appunto le sue autostrade infinite, le sue macchine che non si fermano mai, le industrie...tumori urbani che testimoniano una realtà indiscutibile.
      Resta il fatto che dopo aver vissuto per tre ore il mito del west, viaggiato con la fantasia nei grandi spazi della frontiera, veder scomparire tutto così di colpo lascia storditi e infastiditi.
      E' una scena che se potessi concellerei dal film ma sono anche consapevole che nell'ottica dell'opera e di quello che vuole raccontare ci può anche stare.
      Più che un film anti-western lo definirei un film anti mito del west, del resto racconta con stile romanzato una realtà storica, la nascita della ferrovia mostrata in uno degli episodi non è altro che un primo passo verso quelle strade infinite che si vedono nella scena finale :)
      Grazie del passaggio e del commento Neve, è sempre interessante leggerti.
      Ciao!

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