Regia di Michael Zampino vedi scheda film
Il campionario di mascalzoni, di spregiudicati italici si arricchisce di un nuovo nome: Renzo Petrucci, top manager petrolifero della Royal disposto a tutto pur di restare in sella al potere. Egli sta per essere messo alla porta, perché coinvolto in un’indagine condotta a Milano su un fatto di corruzione legato ad aree di servizio dell’aeroporto di Malpensa. Il suo posto viene preso dalla francese Viviane Parisi, la quale privilegia l’eco sostenibilità. Petrucci fa pressioni sul presidente della società Marcello Zanin rivendicando i successi nella rete di alleanze e nel trading. Renzo ha un giovane amico, suo compaesano, al quale ha promesso la gestione di un’area di servizio. Michele diventa il testimone involontario della follia cinica e omicida di Petrucci e insieme a Zanin gli “ostacoli” per consolidare la governance ad ogni costo.
Governance – Il prezzo del potere è un piccolo thriller/apologo sulla sete di potere che sa tanto di Eni. Il manager senza scrupoli, la cui parentesi sottotestuale sulla famiglia trascurata e poi recuperata è tipicamente italiana, rassomiglia a qualche personaggio americano (vedi un qualsiasi personaggio tratto da “The Wolf of Wall Street”). Nonostante le inflessioni romane il cipiglio e la protervia di Massimo Popolizio, gigantesco interprete, ricordano appunto le performance di certi attori statunitensi. Idem il taglio di ripresa, le ambientazioni asettiche e le superfici ritratte dal buon Michael Zampino. Se le vicende di intricati e conniventi rapporti tra potere, finanza, industria e politica odorano di cane a sei zampe e dunque di Italia, il resto ha un respiro più ampio. Bravi gli outsider Vinicio Marchioni e Claudio Spadaro.
La chiusura pandemica delle sale per il cinema è stata una iattura, però la diffusione su piattaforme di opere destinate all’oblio o alla scarsa distribuzione, forse, è stata una fortuna.
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