Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Quadro di famiglia danese (ma non solo), con facciata di serena e conviviale apparenza e sottofondo di intrighi, rivalità, misteri, segreti da tenere ben nascosti. La vendetta messa in atto dal primogenito è cruda, violenta, sconcertante e ad ogni modo condivisibile; facile fare il tifo per lui. Ma la realtà (e il cinema del Dogma cui aderisce Vinterberg si propone di esserne lo specchio fedele) è dura da digerire e non va sempre per il verso giusto. Luci annientate, camera sempre a mano, scene composte di interni arredati semplicemente, montaggio nervoso, nessun uso di prospettive personali o flashback/forward: questo è quanto il Dogma impartisce e Festen, insieme agli Idioti di Von Trier, è il primo prodotto a seguirne i rigidi dettami. Non è affatto male, ma paragonandolo agli Idioti si nota come Von Trier abbia contemporaneamente dato prova di maggiore capacità di sintesi e di una migliore fluidità narrativa.
Riunione di famiglia per festeggiare il sessantesimo compleanno del padre. Qualche tensione affiora qua e là, ma la bomba scoppia quando il primogenito si alza, a tavola, per raccontare che lui e la sorella da piccoli sono stati stuprati dal padre. La sorella si è suicidata per questo. I parenti accolgono come uno scherzo e poi come una calunnia le parole del ragazzo e lo cacciano di casa. Ma la verità viene presto a galla.
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