Nell'Alaska degli anni '20, un cacciatore di nome Seppala che vive con la moglie in una casa isolata nel bosco assieme ai suoi cani da slitta, si ritrova un cucciolo si husky siberiano che ritiene troppo gracile per poter sopravvivere a quei severi regimi artici, e decide di liberarsene, nonostante la devota consorte ci si fosse affezionata.
Per una serie di fortuite circostanze, la donna convince il marito a tenere il cane che, pur piccolo e poco sviluppato, si rivela assai tenace e caratterialmente molto vivace e brillante, tanto da divenire quasi un problema per la sua cronica tendenza a disobbedire e a mettersi nei guai.
Rassegnato a non riuscire a disfarsene, il cacciatore decide di mettere alla prova il cane, inserendolo negli ultimi ranghi del traino della slitta. Ma presto il cane, orgoglioso e caratteriale, osteggiato dagli altri colleghi di traino, dimostrerà al padrone di meritarsi la prima posizione, fino a divenire il paladino di una missione di vitale importanza, volta a procurarsi una quantità di siero vaccinale per curare una epidemia di difterite che comincia a mietere vittime tra i giovani abitanti del vicino villaggio.
Sarà l'occasione per il cane, ribattezzato come Togo, per divenire un eroe, nonostante poi la paternità del gesto eroico fu affidata all'altrettanto coraggioso Balto, già protagonista di un noto film di animazione del 1995.
Il film, piuttosto ben fatto ed appassionante, nonostante l'inevitabile ricorso ad una effettistica così sofisticata da arrivare ad umanizzare sin troppo i lineamenti degli animali, snaturandoli e privandoli della genuinità propria del regno animale (ma per fortuna in modo meno esagerato di quanto non accada nell'ancor più recente nuovo adattamento de Il richiamo della foresta, con Harrison Ford) vanta anche un cast "umano" di tutto rispetto, con in testa il grande Willem Dafoe, interorete feticcio dell'ultimo Abel Ferrara, nonché uno degli attori più sfaccettati del decennio, perfetto ad impersonare sia ruoli di eroe che sfiora la santità (e questo rientra nella schiera dei "positivi"), che ruoli di laido méchant (si pensi alla mitica parte in Cuore selvaggio). Lo affianca, nel ruolo della dolce ma risoluta consorte, la brava e piacevole Julianne Nicholson.
In regia troviamo un mestierante d'esperienza ultraventennale, Ericson Core, che riesce a tener viva l'intensità della vicenda, senza dimenticarsi del doveroso contorno quasi stordente di una natura ostile quanto stupefacente per bellezza ed inaccessibilità.
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