Regia di Ericson Core vedi scheda film
Ma perchè i cani tirano le slitte?
Non ho mai capito perché i cani da slitta tirino la slitta: la definizione “cani da slitta” non è insita nella razza, ma è come sempre una invenzione umana, così com’è solo dell’uomo l’esigenza che la slitta gliela tiri qualcuno e non se la spinga lui da solo. Tale questione, miscelata in parti uguali con la mia montante, inarrestabile misoginia da un lato e con il mio sviscerato amore per gli animali (specie per quelli che sopportano l’uomo), mi ha invogliato a vedere questo film. Ha contribuito anche il titolo: “Togo” erano anche dei fantastici bastoncini al cacao del quale ero molto ghiotto da bambino e che erano oggetto di uno dei miei caroselli preferiti.
“Togo” (il film) viene al mondo oltre vent’anni dopo “Balto”, pellicola d’animazione e di successo del 1995, che racconta praticamente la stessa storia (una storia vera di un secolo fa), circostanza questa che di nuovo punta l’indice contro le ingiustizie perpetrate dall’umanità: non solo il vero protagonista di quella spedizione (una staffetta di “musher” grazie alla quale fu possibile debellare un’epidemia di difterite che stava decimando i piccoli abitanti di un villaggio) fu Togo, che percorse il tratto più lungo e difficile mentre Balto fu scelto a caso dalla stampa per dare un eroe al pubblico, e non solo al cane Balto sono dedicate statue poste in luoghi di prestigio, ma al povero Togo si sono fatti aspettare venticinque anni prima di dedicargli un film.
Me ne farò una ragione. Intanto il film per “Togo” mi è piaciuto, è molto gradevole, inscenato in perfetto stile Disney (e cioè più adatto ad un pubblico adulto), una regia pulita e coraggiosa che ha bisogno di strafare solo quando le favole (e la realtà che supera le favole) lo richiedono d’ufficio.
Defoe non ha bisogno dei miei apprezzamenti ed è, oltre che la solita garanzia, anche la faccia giusta nel posto giusto.
Quanto al cane (o ai cani, suppongo) che hanno danno vita al personaggio di Togo, come al solito si rimane a bocca aperta, e in casi come questo si rimane commossi dalla fotografia dei veri Togo e del suo “musher” (nonché allevatore di cani talmente bravo da aver tramandato il suo nome ad una razza specifica di Husky, la “Seppala Siberian”, appunto), l’uno sulle spalle dell’altro, Togo con un espressione seria seria che fuoriesce dal suo testone scuro e Leonhard Seppala quasi divertito a lasciarsi sotterrare dal pelo dell’animale. Uomini e Cani per una volta (e per sempre) amici.
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