Regia di Jesús Franco vedi scheda film
Titolo di culto nella filmografia di Franco, per una coproduzione tra Spagna e Germania, ispirata a La comptesse perverse, ma caratterizzata da un parco attrici di incredibile bellezza. Wip molto crudo psicologicamente, che si riscatta in un finale revenge liberatorio.
Una coppia appena sposata -composta da Olga (Uta Koepte) e Michael (Ángel Caballero)- mentre attraversa in auto una strada deserta, si ferma ad amoreggiare senza immaginare che la zona è proprietà di Magda Urtado (Ajita Wilson), una sadica che tiene segregate diverse ragazze in un campo di prigionia denominato Hacienda Blanca. Essendo un campo di detenzione femminile, Michael viene rilasciato mentre Olga finisce a fare parte del gruppo delle recluse, facendo conoscenza della rigida e perversa condotta tenuta da Magda. Con la complicità del governatore Mendoza (Antonio Mayans) e di sua moglie Loba (Gina Janssen), Magda abusa delle prigioniere: alcune costrette a sfide mortali tra di loro, altre utilizzate per una spietata "caccia", le più sfortunate fatte accoppiare con pastori tedeschi o vendute pubblicamente (la splendida Tara/Ursula Buchfellner) al gay Lucas (Jesùs Franco), titolare di un bordello molto frequentato.
"Che bestia carina! Questo è quello che sei: un animale in gabbia. Prova ad uscire, se ci riesci!" (Magda tormenta, facendo uso di un frustrino, una modella parigina, chiusa nuda in una gabbia per essersi negata al governatore)
Franco rielabora il soggetto de La comptesse perverse, moltiplicando all'ennesima potenza il parco vittime. Il perfido governatore prende il posto del conte Rador, mentre l'alto numero di detenute (tutte eccezionalmente bionde e bellissime) permette di collocare Sadomania nel sottogenere WIP (acronimo di Women In Prison). Un clima di malsana e deviata perversione, garantita dalla presenza del trans (qui da tempo operato, e già Principessa nuda) Ajita Wilson, da un coccodrillo minaccioso, cani allupati, gabbie in cui vengono imprigionate le recluse, giochi scellerati (la caccia con donne nude in fuga), spilloni che forano capezzoli, ragazze condotte al guinzaglio o prese al lazo e -più in genere- un pregnante sottofondo sado maso, oggi di impensabile realizzazione. Mai esplicito né sul versante della violenza, tantomeno su quello erotico, Sadomania riesce ad essere disturbante proprio in forza di un clima sotteso e implicito, accettato dai residenti locali e istituzionalizzato dal potere politico (rappresentato dal sadico governatore), di radicata degenerazione e da una costante misoginia che fa della disumanizzata schiava femminile un'icona delle fantasie sessuali maschili.
Icona dal look, eccitante, di cowgirl: tutte le prigioniere indossano solo short in jeans inguinali, senza top (cioè a dire con seno al vento) e con cappello funzionale a proteggerle dal costante sole che caratterizza il torrido clima tropicale in cui si svolge la narrazione. Franco (nella foto seguente in un frame dal film), davvero in forma, gira senza eccedere con lo zoom, attento alla fotografia e prendendosi gioco di se stesso, come dimostrano i mezzi utilizzati (due sgangherate Fiat, una 127 e una ritmo rossa) e -soprattutto- la scena che lo vede subire, compiaciuto, un rapporto anale (ovviamente solo suggerito) da parte da un nerboruto negro.
Se si escludono i più ordinari dieci minuti finali, con fuga delle prigioniere e giusta vendetta, Sadomania è un titolo di culto nella filmografia di Franco. Ma attenzione, in caso qualcuno volesse prenderne visione, è consigliato rintracciare l'edizione uncut ovvero quella originale spagnola (non la tedesca, Hölle der Lust, privata di quasi 30 minuti!): oltre a contenere un dose di nudo più insistita, presenta una colonna sonora molto più interessante rispetto a quella inserita nella mediocre versione teutonica.
"A volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza." (Fëdor Dostoevski)
26/08/2019 - Versione visionata: Dvd (lingua inglese - durata 84')
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