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Giù le mani... carogna!

Regia di Demofilo Fidani vedi scheda film

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La recensione su Giù le mani... carogna!

di mm40
2 stelle

Ormai avanti negli anni, il pistolero Django entra in un saloon e viene riconosciuto da un suo ammiratore. Prende quindi da bere e comincia a raccontare alcune sue avventure, come la dura lotta contro i gemelli Sanchez o lo scontro con il terribile irlandese O’Neill.

Bizzara operazione di (auto-)recupero, questa pellicola, che consta principalmente di materiale tratto da precedenti film diretti dallo stesso Demofilo Fidani (Quel maledetto giorno d’inverno… Django e Sartana all’ultimo sangue; Arrivano Django e Sartana… è la fine; …e vennero in quattro per uccidere Sartana!) con l’aggiunta di qualche sequenza originale. In queste ultime un Django prossimo alla pensione entra in un saloon, fa la sua doverosa rissa e si prende quindi da bere, accomodandosi a un tavolo insieme a un ammiratore che gli chiede di raccontare le sue emozionanti, incredibili avventure di pistolero. Un espediente davvero semplice, ma in fin dei conti riuscito, per mettere insieme un film con uno scarso minutaggio di girato e un sapiente montaggio di pellicola già mandata sul grande schermo; Fidani come al suo solito si occupa un po’ di tutto: oltre alla regia cura le scenografie e la sceneggiatura, nonché la produzione. Siamo nel più povero dei film poveristici, alla Tanio Boccia per intenderci, ma la dignità e la coerenza di opere simili sono comunque senz’altro encomiabili; neppure si fa caso alle battute in romanesco (“Ammazzate, quanto magni!”) inserite nel copione con la ferma volontà di togliere serietà al lavoro e conferirgli uno status di ‘film di culto’ istantaneo. Non a molti questo è riuscito, a Fidani sì: tanto di cappello. A sua disposizione fra gli interpreti ci sono qui Hunt Powers (cioè Jack Betts), Jerry Ross (alias Gerardo Rossi) e il grande Gordon Mitchell; nelle scene recuperate compaiono invece anche Dennis Colt (al secolo Benito Pacifico) e Dean Stratford (all’anagrafe Dino Strano). I fantasiosi pseudonimi, a conti fatti, sono la cosa meno sorprendente; a tal proposito, forse per tentare di celare l’operazione di riciclaggio, Fidani sfrutta qui un unicum e cioè il nome Lucky Dickinson. 2/10.

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